[highlight]Sesta giornata di campionato: super-Roma a punteggio pieno, asfaltato il Bologna. Napoli e Juventus tengono il passo, l’Inter pareggia col Cagliari. Tornano alla vittoria Atalanta, Catania e Milan[/highlight]
GENOA-NAPOLI 0-2 (14’, 25’ Pandev)
Poca storia al Marassi: il Napoli scende in campo deciso a riscattare l’opaco pareggio col Sassuolo e in mezz’ora archivia la pratica; il Genoa si sveglia troppo tardi, e solo nel finale tenta l’assalto all’area avversaria, con Reina che comunque non deve compiere interventi di rilievo. Benitez conferma le indicazioni della vigilia e lascia Hamsik e Higuain in panchina per turn-over: la doppietta di Pandev dà ragione alla coerenza del tecnico spagnolo, che ora può concentrarsi sulla sfida all’Arsenal di martedì. Nel Napoli ancora qualche piccolo scricchiolio in difesa, soprattutto nel secondo tempo, dopo l’uscita di Raul Albiol per un lieve fastidio muscolare, con i rossoblù arrembanti alla ricerca di un gol per riaprire l’incontro. Ancora una volta, invece, il Genoa resta a secco nonostante la tenacia di Gilardino (e il supporto di giocatori di qualità come Calaiò e, più avanti nel match, Stoian e Santana). Liverani parte con un 3-5-2 che già nel primo tempo deve mutuare in 4-3-3, per tentare il recupero. Non servirà, come neppure il 4-2-4 del finale. La sconfitta segna anche il primo esonero di questo campionato: Preziosi dà il benservito all’ex centrocampista di Perugia e Lazio, e sulla panchina del Genoa tornerà Gasperini, chiamato a rialzare una squadra apparsa molle e disorientata.
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MILAN-SAMPDORIA 1-0 (47’ Birsa)
Il Milan conquista, a fatica, la vittoria contro una Samp che continua invece a mostrar segni preoccupanti di astinenza offensiva e crisi di gioco. Gli uomini di Allegri, ancora alle prese con molti infortuni e con l’assenza forzata di Balotelli, guadagnano i tre punti grazie a un tiro di Birsa che supera Da Costa a inizio ripresa. Strana storia, quella del trequartista sloveno, considerato un talento sin dalla giovane età, che qui in Italia non è riuscito ancora a esplodere del tutto: a Genoa prima e a Torino (sponda granata) poi è stato spesso relegato in panchina, per poi improvvisamente diventare titolare nel Milan incerottato, risultando decisivo. I rossoneri, quindi, possono contare anche su di lui; e sul ritrovato Robinho, autore di buone accelerazioni e spunti offensivi, conditi dai soliti errori al momento decisivo. Non riescono ancora a sbloccarsi neppure Matri e Niang: il francesino è ancora in attesa del suo primo gol in campionato e anche ieri ci è andato vicino, con un bel diagonale deviato in corner dal portiere avversario. Per la Samp è crisi dura: solo due punticini, finora, e una vittoria che manca dalla scorsa stagione. La squadra di Rossi produce poche occasioni da rete – ieri qualcosina si è visto dopo l’ingresso del giovanissimo Petagna, peraltro scuola Milan, al posto di uno spento Gabbiadini – e manca di un ariete d’area in grado di risolvere le partite, rispetto alle dirette concorrenti per la salvezza. C’è sicuramente da lavorare, anche se non va sottovalutato il calendario, che finora non ha offerto ai doriani partite semplicissime: domenica, poi, al Ferraris c’è il Torino, per uno scontro diretto fondamentale per le sorti dei blucerchiati e del tecnico Delio Rossi.
Tralasciando il dato tecnico, ieri parte della curva del Milan era chiusa a causa dei cori razzisti urlati in occasione del match col Napoli. Ma prima della partita, gruppi di ultras hanno esposto ancora striscioni con parole violente e offensive contro i napoletani e tappezzato i cancelli dello stadio con oltre 3000 manifesti che riportavano il comunicato della Curva Sud e il coro incriminato (come riporta il sito Milannews). Ci sentiamo perciò di stigmatizzare le parole di Massimiliano Allegri, che nel post-partita ha cercato di minimizzare:
[quote]In questi miei quattro anni di Milan, la curva è sempre stata esemplare, gli sfottò e le cose ci sono sempre state e ci saranno sempre. Credo che in Italia stiamo migliorando da questo punto di vista, è normale che siamo solamente all’inizio e quindi piano piano che andremo avanti ci sarà molta più educazione e rispetto da parte di chi entrerà allo stadio.[/quote]
Caro Allegri, messaggi come “Vesuvio lavali col fuoco” o “La chiusura di un settore non cancella l’odore: Napoli merda” non sono simpatici o semplici sfottò. E non si può continuare a tollerare, o addirittura subire, la prepotenza di questi pseudo-tifosi e poi stupirsi che si arrivi a casi paradossali come quello dell’allenatore Giampaolo a Brescia. Magari in Italia si potrà migliorare con la “cultura sportiva”, ma segnali positivi di educazione e rispetto, onestamente, non ne vediamo tanti, neanche dagli attori protagonisti.
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TORINO-JUVENTUS 0-1 (54’ Pogba)
Non è stato un bel derby: squadra nervose, qualche calcione, poco gioco e tante polemiche. Si lamenta la Juventus, perché Immobile sul finire del primo tempo entra in modo pericoloso e sconsiderato su Tevez (un fallo da cartellino almeno “arancione”, l’arbitro opta per il giallo), che poi posta sui social le foto della caviglia infortunata.
Ma protesta con rabbia il Torino per l’episodio che risolve la partita: sugli sviluppi di un corner, Bonucci tocca di testa verso la porta; Tevez, in netto fuorigioco, tocca di nuovo e colpisce la traversa, la palla finisce a Pogba che appoggia comodamente in rete. Mazzoleni però convalida, su indicazione del guardialinee, e la Juve beneficia di un nuovo “aiutino” dopo quello col Chievo. A parte questo, il Torino perde un altro derby: è da 18 anni che i granata non festeggiano contro i rivali (vittoria nel 1994-95 targata Rizzitelli), ma soprattutto non segna da 11 anni. Polveri bagnate anche per Immobile, ancora poco incisivo, e in generale per gli attaccanti torinisti: segna solo Cerci, che non è proprio un attaccante. Tra le fila juventine, ancora una buona prestazione di Tevez, che sta diventando sempre più il riferimento dei compagni (anche se è uscito malconcio dal campo, partita di Champions a rischio per lui). Promosso anche Pogba, non solo per il gol. Maluccio, invece, Giovinco: si è visto poco e ha fallito una rete da due passi.
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ATALANTA-UDINESE 2-0 (46’, 63’ Denis)
Una doppietta del Tanque Denis riaccende la luce per l’Atalanta, che ritorna così alla vittoria dopo tre sconfitte consecutive, mentre l’Udinese non riesce proprio a invertire la rotta in trasferta, restando ancora a secco.
La squadra di Colantuono scende in campo decisa e già nel primo tempo di mostra più propositiva, sfruttando soprattutto la prepotenza fisica sui calci piazzati, che creano qualche grattacapo alla difesa friulana. Bianconeri più accorti e pronti in ripartenza, anche se Di Natale non è apparso brillante e ha sofferto l’assenza per infortunio di Muriel; proprio grazie a un contropiede sul piede di Maicosuel capita la palla gol più clamorosa del match per l’Udinese, ma il tocco di punta del Mago ad anticipare Consigli finisce fuori di poco. Poi, proprio allo scadere del primo tempo, Denis viene dimenticato in area di rigore su un calcio d’angolo ed è così libero di siglare da due passi. La ripresa si apre con un episodio contestato: punizione dalla fascia per l’Udinese, trattenuta in area di Stendardo su Danilo, l’arbitro fischia il rigore. Di Natale piazza la palla sul dischetto e comincia la rincorsa, ma Giacomelli stoppa tutto su segnalazione del guardialinee. Segue un colloquio di alcuni minuti, che si conclude con questo responso: rigore “annullato” per fuorigioco dello stesso Danilo. Scampato il pericolo, l’Atalanta ricomincia a giocare e trova il raddoppio che chiude la partita. Bella vittoria per Colantuono, mentre la squadra di Guidolin zoppica troppo e fatica a creare gioco fuori dal Friuli.
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CAGLIARI-INTER 1-1 (75′ Icardi; 83′ Nainggolan)
L’Inter attacca, crea e spreca; il Cagliari si difende con ordine, subisce lo svantaggio ma è fortunato a pareggiare. Questa la sintesi del match del Nereo Rocco, su un campo appesantito da un intenso temporale, che consente comunque ai nerazzurri di mantenere l’imbattibilità in campionato e di seguire la testa della classifica. Mazzarri fa un po’ di turnover e in attacco lancia Kovacic, Pereira e Belfodil: non una grande prova, per quest’ultimo, su cui pesa soprattutto un errore a pochi passi da Agazzi. Nella ripresa è l’ingresso di Palacio a dare movimento alla fase offensiva, innescando anche Nagatomo nell’azione che porta al gol di Icardi, che sigla così la seconda marcatura con la nuova squadra. Il Cagliari non si abbatte e ha una buona reazione, che si concretizza grazie a un tiro di Naingollan deviato da Rolando. Nonostante qualche altro tentativo degli interisti, la partita finisce in pareggio, buono soprattutto per i padroni di casa (per così dire). L’Inter perde due punti nella corsa con Juventus e Napoli alle spalle della Roma e paga soprattutto l’imprecisione nel concretizzare la mole di gioco. Mazzarri mastica amaro e se la prende (anche) col calendario:
[quote]Penso che il minimo fosse giocare la notte di domenica. Se ci sono stati casi in passato secondo me certe cose sono da rivedere, ci sono squadre che riposano di più e altre di meno. Bisogna stare attenti affinché tutte le squadre possano avere lo stesso trattamento. Anche alle tv poteva andar bene se giocavamo lunedì. Non capisco perché la Fiorentina ha potuto giocare lunedì e noi no[/quote]
dimenticando però che la Fiorentina ha da giocare giovedì una partita in Europa League, al contrario della sua squadra, e che quindi forse i più penalizzati sono proprio i viola. Un copione, quello delle lamentele del tecnico di San Vincenzo, che si ripete invariato da alcuni anni, comunque.
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CATANIA-CHIEVO 2-0 (22′ Plasil, 54′ Castro)
Sospiro di sollievo per Pulvirenti e per Maran: il Catania dà segnali di ripresa e, soprattutto, conquista i primi tre punti in campionato superando nettamente un Chievo apparso sin dai primi minuti arrendevole e rinunciatario. I padroni di casa attaccano da subito con vivacità e trovano il gol che sblocca l’incontro con Plasil: lancio per Bergessio, che stoppa in mezzo ai difensori gialloblù e serve il centrocampista ceco, bravo a piazzare un sinistro sul palo più lontano, superando Puggioni. Non c’è reazione, per gli uomini di Sannino, ed è anzi ancora il Catania a sfiorare il raddoppio, sempre con Plasil. Il 2-0 è solo rimandato di qualche minuto: un cross di Castro verso il centro dell’area viene sfiorato solo da Bergessio, ingannando il portiere avversario. Poco da segnalare sul tabellino per i tentativi del Chievo: più che il risultato finale, a preoccupare Sannino è proprio l’atteggiamento dimostrato in campo. E, ovviamente, la classifica, che non è rasserenante per nessuna delle due: Chievo e Catania sono a 4 punti, in piena zona rossa.
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SASSUOLO-LAZIO 2-2 (55′ Schelotto, 77′ Floro Flores; 50′ Dias, 54′ Candreva)
Secondo punto in campionato, primo casalingo, per il Sassuolo grazie a un nuovo pareggio “d’autore”, contro una squadra sulla carta nettamente più forte. A una settimana dalla débâcle con l’Inter, Di Francesco può sorridere (come Laribi dopo il gol del pareggio, immagine che abbiamo scelto come copertina): questa è decisamente un’altra formazione. Novanta minuti intensi, con qualche errore – il black-out di cinque minuti che ha consentito i due gol alla Lazio – ma anche con tanta grinta e passione, proprio le caratteristiche mancate nello 0-7. Sarà importante ripartire da questa rimonta per tentare di salvarsi, missione che sembra ancora difficile ma non più impossibile, se il Sassuolo reggerà questi ritmi e questa intensità, mostrati già nella gara col Napoli, la vera svolta della stagione. La Lazio ha pagato qualcosa sul piano fisico, non riuscendo a contrastare il ritorno veemente dei padroni di casa dopo l’uno-due Dias-Candreva che aveva incanalato la partita sui binari giusti. E così, prima la rete di Schelotto da un calcio d’angolo e poi la punizione di Floro Flores (su cui Marchetti ha qualche responsabilità) fanno svanire i tre punti per i biancocelesti. Lazio che raggiunge momentaneamente la Fiorentina a 10 punti, ma ovviamente il bicchiere per Petkovic è mezzo vuoto. Anche se le migliori occasioni per vincere l’intera posta in palio sono state sempre del Sassuolo, in particolare con Floro Flores che ha sparato su Marchetti da ottima posizione.
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VERONA-LIVORNO 2-1 (41′ Iturbe, 74′ Jorginho; 47’ Rinaudo)
Match interessante tra due delle squadre rivelazione finora in campionato: ha la meglio il Verona, che si gode l’esperienza di Toni e la sua capacità di conquistarsi un rigore apparso un po’ dubbio. Ma che mette in mostra, soprattutto, il talento di Iturbe, ventenne argentino già da tempo considerato un “campione”, ma che non è ancora riuscito a esprimere davvero tutto il suo potenziale. La punizione calciata verso la porta di Bardi per l’1-0, comunque, è sicuramente un pezzo di alta scuola. Ottimi anche altri spunti dell’esterno ex Porto e River Plate, che ha ripagato la fiducia di Mandorlini, che lo ha schierato per la prima volta come titolare. Nel Livorno, ottima prova di Paulinho, che però è stato lasciato troppo solo in avanti a battersi contro i difensori gialloblù: forse tardivo l’ingresso di Emeghara, che comunque con le sue accelerazioni ha creato dei problemi ai veronesi. I tre punti fanno volare il Verona, che raggiunge quota 10 (pari punti con la Lazio, ad esempio), mentre mister Nicola resta a 8 (come il Milan).
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ROMA-BOLOGNA 5-0 (8′ Florenzi, 17′, 62’ Gervinho, 26′ Benatia, 86′ Ljajic )
Una Roma perfetta distrugge il Bologna, sotto di tre gol dopo appena 25 minuti. Non c’è assolutamente stata partita, con una differenza tra le squadre che è apparsa a tratti imbarazzante. Giallorossi eccellenti in attacco e solidi in difesa, micidiali nelle ripartenze in contropiede e in piena forma fisica: il “miracolo” di Garcia continua e ora forse il difficile è continuare a tenere i piedi per terra. Superato anche l’unico neo delle precedenti partite, il gol nel primo tempo: ne sono arrivati tre. La Roma e i romanisti volano sulle ali dell’entusiasmo, trascinati da Gervinho (imprendibile in velocità, e ora sta aggiungendo anche la qualità in chiave realizzativa), Florenzi (bravo a ribadire in rete una punizione di Pjanic che Curci non ha trattenuto), Strootman e Pjanic in regia a centrocampo, e ovviamente Totti e De Rossi. Menzione speciale per Benatia, a segno per la seconda partita consecutiva e granitico in copertura, e per Ljajic: per la terza volta in tre gare, il bosniaco all’Olimpico entra dalla panchina e riesce a mettere la sua firma sul successo giallorosso, tra l’altro con un tocco dolce da posizione quasi impossibile. Il Bologna non c’è stato: Diamanti ci ha provato, anche da fermo, ma i guantoni di De Sanctis sono rimasti praticamente immacolati. Difesa allo sbando, per Pioli, punita anche da errori dei singoli (Curci e Antonsson decisamente insufficienti), e squadra che nulla ha potuto contro lo strapotere dei padroni di casa: bisogna archiviare, e in fretta, questa sconfitta e ritrovare al più presto il bandolo della matassa, anche perché la classifica è già deficitaria. La Roma invece resta a punteggio pieno dopo le prime 6 giornate di campionato: il record di vittorie iniziali della Juventus stagione 1985-1986 dista ora 2 partite. I tifosi della capitale (sponda giallorossa) sognano in grande grazie alla cura Garcia: le prossime sfide a Inter e Napoli potranno dire molto in chiave scudetto.