[highlight]Ancora timori e preoccupazioni sui treni della Circumvesuviana. Ma la paura più grande è sul futuro della società [/highlight]
Torna alta l’attenzione sulla Circumvesuviana, la linea ferroviaria della provincia di Napoli. Stavolta, però, non si parla di treni soppressi o di scioperi, ma di qualcosa di più grave, che avrebbe potuto mettere a repentaglio la salute dei passeggeri.
Stava compiendo il suo solito viaggio il treno della Circumvesuviana che il 18 settembre percorreva la tratta Napoli – Baiano quando, alle 18 e 30 circa, subito dopo aver superato la stazione di Saviano per dirigersi a Nola, è scoppiato un incendio.
In un primo momento a sedare le fiamme sono intervenuti il capotreno e il personale di bordo, muniti di estintore; purtroppo, questo non è bastato, rendendo necessario l’arrivo dei Vigili del fuoco. Le fiamme, la cui origine risulta oscura, hanno interamente distrutto tutti e tre i vagoni del treno.
Fortunatamente i circa cento passeggeri sono stati messi in salvo facendoli scendere nel tratto tra le due stazioni e non ci sono stati feriti, se non per una persona che si è slogata la caviglia in quei frenetici momenti. Solo molta paura.
Ma questo non è stato che uno dei tanti disagi che i viaggiatori della Circumvesuviana hanno vissuto negli ultimi mesi.
Tra corse soppresse (solo a gennaio, una trentina) anche senza preavviso, scioperi annunciati o a sorpresa (e che hanno riguardato anche Cumana e Circumflegrea, le altre linee ferroviarie della provincia di Napoli gestite dalla Holding Eav voluta dal governatore campano Caldoro), aumento del costo del biglietto, mobilitazione dei capitreno, che hanno rifiutato di sostenere ulteriori orari straordinari, il 2013 dei trasporti in Campania è stato senz’altro nero.
Insolita e paradossale è poi la questione che si è creata riguardo ai nuovi treni Metrostar, che sin dai primi giorni di attività si sono rivelati colmi di difetti e realizzati con materiali non adatti: i freni, ad esempio, sarebbero dovuti durare 800mila km, ma a metà percorso erano già da sostituire; e le ruote in una prima versione erano troppo dure, tanto da rovinare alcune rotaie, e in una seconda troppo “morbide”, con una vita decisamente limitata, pari a circa 100mila km.
E non finisce qui. Il mese di settembre non poteva iniziare peggio, con circa cento treni inutilizzabili perché hanno bisogno di una manutenzione che non potrà essere esercitata a causa delle scarse risorse del gruppo. Solo qualche giorno fa, precisamente alle 14 e 30 del 18 settembre, dagli altoparlanti della stazione di Napoli – Porta Nolana si sente un avviso che fa temere il peggio: “tutti i treni sono stati soppressi”.
Fortunatamente il servizio è ripreso dopo mezz’ora, ma i lavoratori della Vesuviana sono stanchi di essere utilizzati come capro espiatorio. Infatti, un macchinista ha deciso di comunicare la motivazione delle soppressioni dei treni su una lavagnetta, scrivendo semplicemente “per mancanza di materiale”.
Sono state indette di conseguenza giornate di mobilitazioni – il 23 settembre alle ore 16 presso la sede della Regione Campania in Via Santa Lucia a Napoli, e scioperi, come quello che si terrà venerdì 27 settembre per 4 ore a partire dalle 8 e 30.
La questione è purtroppo molto semplice: l’Eav ha troppi debiti e non riesce a fronteggiare neppure la manutenzione ordinaria dei treni per garantire un servizio regolare. E se non si risolve al più presto la questione relativa allo sblocco dei fondi previsto dal piano di rientro predisposto dal commissario straordinario Pietro Voci (sul tavolo del Governo da alcuni mesi), si rischia seriamente il fallimento. Come già avvenuto nei mesi scorsi all’Eavbus, la compagnia di trasporto su gomma che è scomparsa a causa delle ingiunzioni di pagamento dei creditori.
Insomma, dopo aver fronteggiato ogni situazione, dagli scioperi di personale a causa degli straordinari quasi obbligati, agli allagamenti nelle stazioni della metropolitana in seguito al maltempo, tutto ciò che rimane ai passeggeri della Circumvesuviana è la speranza che un giorno il servizio di cui devono usufruire possa migliorare, almeno in parte. Anche se, al momento, le nubi sul futuro dell’Eav sembrano dense e molto cupe.