[highlight]Costa Concordia: a due anni dal terribile incidente, parte la liberazione dell’Isola del Giglio[/highlight]
Sembrano immagini tratte dal kolossal Titanic, invece sono tutto quello che resta della nave di Costa Crociere che il 13 gennaio 2012 alle 21:42 finì alla deriva dopo l’impatto con le Scole, gruppo di scogli disabitati a pochi metri dalla costa dell‘Isola del Giglio, nel Mar Tirreno.
La nave Costa Concordia salpò dal porto di Civitavecchia per la prima tappa della crociera “Profumo d’agrumi del Mediterraneo”. A bordo c’erano 4.229 persone, di cui 3.216 passeggeri e 1.013 membri dell’equipaggio, cosi disposti: 77 membri del personale di coperta, 58 del personale di macchina e 878 del personale alberghiero e addetto ai servizi. Le tappe che avrebbe dovuto successivamente toccare erano i porti di Savona, Marsiglia, Barcellona, Palma di Maiorca, Cagliari e Palermo, per poi ritornare a Civitavecchia.
Quando la nave, guidata dal comandante Francesco Schettino, arrivò presso l’Isola del Giglio, si accostò per consentire ai turisti di vedere le bellezze e, in gergo marinaio, fare un inchino all’isola. Ma qualcosa andò storto: infatti, durante l’avvicinamento la nave urtò uno scoglio riportando l’apertura di una falla lunga circa 70 metri sul lato sinistro della carena (parte immersa dello scafo che si trova al di sotto della linea di galleggiamento), imbarcando acqua molto rapidamente.
Da qui il panico. Come riportano gli atti del GIP di Grosseto, inizialmente ai passeggeri non viene detto nulla di quanto appena accaduto, anche se alcuni membri dell’equipaggio iniziano le operazioni di evacuazione alle 22:45, mentre solo alle 22.58 arriva l’annuncio del comandante di abbandonare la nave.
Erano le 23:15 quando la nave inizia lentamente a inclinarsi e, secondo gli inquirenti, alle 23:30 il comandante Schettino non si trovava più a bordo, nonostante la maggior parte dei passeggeri ancora non fosse sbarcata. Questo dato è stato poi smentito da un testimone, che dichiara di aver visto il comandante mentre aiutava alcuni passeggeri a salire sul ponte 3.
Dato ancora da chiarire, poiché ci sono registrazioni telefoniche del capitano di fregata Gregorio De Falco, della capitaneria di porto di Livorno – avvisata solo 27 minuti dopo l’incidente – che quella notte intimava al comandante Francesco Schettino di risalire sul relitto della nave, ormai coricata sul fianco. Come risposta, il capitano De Falco si è sentito dire che Schettino stava coordinando le operazioni da una lancia di salvataggio, essendo ormai il relitto inagibile.
Nella notte tra il 13 e il 14 gennaio iniziarono le operazioni di soccorso, che portarono al salvataggio di 3.179 passeggeri e 1.017 membri dell’equipaggio e al recupero di tre corpi, due passeggeri e un membro d’equipaggio. Persero al vita 33 persone, due delle quali risultano ancora oggi disperse in mare.
I primi soccorsi, nell’immediatezza, sono stati portati dalla popolazione dell’Isola del Giglio, che spontaneamente si è messa a disposizione con la messa in mare di alcune barche e l’assistenza alle persone che raggiungevano la riva con i mezzi di salvataggio della nave; un primo punto di raccolta dei naufraghi è stato allestito nella locale chiesa della Madonna del Giglio, appositamente aperta come anche alcune strutture commerciali ricettive e di ristoro.
Nel mese di gennaio 2013, i comuni di Isola del Giglio e Monte Argentario sono stati decorati con la Medaglia d’Oro al Merito Civile concessa dal Presidente della Repubblica per l’impegno dei cittadini, degli amministratori e delle istituzioni locali, per il salvataggio dei superstiti della nave Costa Concordia.
Nei giorni successivi al disastro, il GOS della Marina Militare fece esplodere numerose cariche esplosive per agevolare l’ispezione delle zone sommerse e furono ritrovati altri corpi. Tra la fine di gennaio e gran parte di febbraio, le ricerche furono sospese sia per le avverse condizioni meteorologiche che per le operazioni di svuotamento dei serbatoi, per timori di un possibile disastro ambientale.
I primi a essere arrestati, con le accuse di naufragio, omicidio colposo plurimo e abbandono di nave in pericolo furono il comandante Francesco Schettino e il vicecomandante e primo ufficiale Ciro Ambrosio. Schettino, inizialmente detenuto nel carcere di Grosseto, il 17 gennaio 2012 viene posto agli arresti domiciliari presso la sua casa di Meta di Sorrento.
Il 21 dicembre 2012 la Procura di Grosseto chiude le indagini in merito al naufragio della Costa Concordia, che vedono 12 indagati:
1) il comandante Francesco Schettino, per omicidio plurimo colposo, naufragio, abbandono di persone incapaci di provvedere a se stesse, abbandono di nave, omessa comunicazione dell’incidente alle autorità marittime;
il primo ufficiale di coperta Ciro Ambrosio, per concorso (con Schettino e gli ufficiali in plancia Coronica e Ursino) in omicidio plurimo colposo e naufragio, in quanto a sei miglia dal Giglio avvisò Schettino per lasciare a questo il comando per l’avvicinamento all’isola;
2) il secondo ufficiale di coperta Salvatore Ursino, per cooperazione colposa (con Schettino, e gli ufficiali Coronica e Ambrosio) in omicidio plurimo colposo e naufragio, in quanto non avrebbe fatto notare a Schettino il pericolo della velocità di 16 nodi in presenza di ostacoli e bassi fondali;
3) il terzo ufficiale di coperta Silvia Coronica, indagata per cooperazione colposa (con Schettino e gli ufficiali di plancia Ursino e Ambrosio) in omicidio plurimo colposo e naufragio, in quanto doveva verificare la rotta e avrebbe riferito di problemi nel riportare le distanze su carte nautiche su scale diverse;
4) il comandante in seconda Roberto Bosio, per cooperazione con Schettino in omicidio plurimo colposo perché, pur non essendo in plancia al momento dell’impatto, parrebbe esservisi recato pochi minuti dopo, e per aver affiancato Schettino per tutte le fasi, non intervenendo per impedire a Schettino la sua condotta criminosa o limitarne gli effetti;
5) il primo ufficiale/safety trainer officer Andrea Bongiovanni per false comunicazioni, in quanto non avrebbe fatto immediato rapporto alla Direzione marittima di Livorno, tacendo delle gravi avarie a bordo e riferendo altro in luogo di queste;
6) il capo dell’unità di crisi della flotta di Costa Crociere Roberto Ferrarini, indagato per cooperazione con Schettino in omicidio plurimo colposo relativamente alla gestione della sicurezza e dell’incolumità delle persone a bordo e della crisi scaturita dal naufragio;
7) il vicepresidente esecutivo di Costa Crociere e responsabile della fleet operation della compagnia, Manfred Ursprunger, e il fleet superintendent della nave e componente dell’unità di crisi, Paolo Parodi, per i quali sono formulate le medesime accuse di Ferrarini;
8) il timoniere della Concordia Jacob Rusli Bin, che più volte non capì gli ordini di Schettino manovrando in modo sbagliato e contribuendo allo scontro contro le rocce;
9) il secondo ufficiale e cartografo Simone Canessa, indagato perché, dietro diretto ordine del Comandante, taceva sul reale stato della situazione e sulle gravi avarie a bordo quando veniva contattato via radio dall’ufficio circondariale marittimo di Porto Santo Stefano;
10) l’hotel director e capo commissario di bordo Manrico Giampedroni, in quanto non avrebbe fatto evacuare i passeggeri dalle cabine della Costa Concordia e dalle musterstation, non li avrebbe fatti radunare nei punti di raccolta per avviarli alle scialuppe, e non avrebbe coordinato l’emergenza in base ai prescritti protocolli.
Il 31 gennaio 2013 la Procura di Grosseto ha iscritto nel registro degli indagati Pier Luigi Foschi, presidente e amministratore delegato di Costa Crociere nel periodo del naufragio, per responsabilità amministrative relative al personale di bordo della nave, che si sospetta non avesse i requisiti necessari per le mansioni da svolgere. La stessa imputazione è riconosciuta anche a Schettino.
La Costa Crociere S.p.A. ha patteggiato per tutti gli illeciti di natura amministrativa ex L. 231/01 (La responsabilità amministrativa è una sorta di responsabilità “oggettiva”): in questo caso, la contestazione a Costa è scattata perché due degli indagati principali nel procedimento del naufragio erano suoi dipendenti: l’ex comandante Francesco Schettino e il capo dell’unità di crisi, Roberto Ferrarini. La pena patteggiata è stata di un milione di euro.
Nella Udienza preliminare del processo contro Schettino e gli altri membri dell’equipaggio, invece, tutti gli imputati hanno proposto un patteggiamento, al quale la Procura ha dato il proprio consenso, escluso il Comandante Schettino, che dunque resta per ora l’unico imputato che probabilmente andrà al processo dibattimentale.
Il 20 luglio 2013 escono le prime sentenze di condanna con il patteggiamento di tutti i coimputati: pene da 1 anno e 8 mesi a 2 anni e 10 mesi, che fanno infuriare le parti civili perché “troppo lievi ed adeguate a reati di abuso edilizio, e non certo per l’omicidio plurimo di 32 persone“, come tuona l’Avv. Massimiliano Gabrielli; i legali dei passeggeri sostengono infatti che la Procura di Grosseto non avrebbe dovuto prestare il proprio consenso al patteggiamento, e comunque condizionarlo al risarcimento dei danni alle vittime.
A due anni dall’incidente della Costa Concordia, iniziano oggi le operazioni per il raddrizzamento della nave. Programmato inizialmente per le 6 di mattina, le manovre sono state rinviate a causa della pioggia della notte scorsa; a coordinare il tutto il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli.
Tre le fasi previste: il disincaglio da due speroni di roccia che hanno penetrato lo scafo; quindi i martinetti dovranno fare in modo che le funi che avvolgono il relitto si accorcino, e i galleggianti giganteschi che affiancano la nave dovrebbero far emergere per intero lo scafo. Il tutto dovrebbe consentire il riequilibrio dei pesi e la rotazione dello scafo.
L’operazione è una prima assoluta: non c’è un precedente con scafi di dimensioni simili. La rotazione della Concordia terminerà quando sarà appoggiata sul fondale “artificiale” a 30 metri di profondità. A quel punto, la nave dovrà essere messa in sicurezza.
Gabrielli ha detto:
[quote]Solo allora si consentirà la ricerca dei due corpi dispersi, affinché le famiglie possano riavere i loro cari[/quote]
Alle ore 11, la Costa Concordia ha iniziato ad alzarsi dal fondale, con un movimento quasi impercettibile. Si nota come la parte sott’acqua cominci ad affiorare, specialmente a prua, dove c’è un forte contrasto tra il bianco dello scafo e il marrone della parte rimasta immersa quasi due anni.
Dopo due ore e mezza la nave si è sollevata di 10 centimetri, e Franco Gabrielli, nella conferenza stampa, ha così dichiarato:
[quote]Al di là dei dati, è assolutamente manifesto che la rotazione è avvenuta. Nel corso delle operazione di parbuckling si è registrata una significativa deformazione della fiancata di dritta, che l’operazione andava fatta il prima possibile. Al momento non ci sono indicazioni che i cadaveri dei due dispersi si possano trovare nella intercapedine tra lo scafo e il fondale, ma è presto per escludere in maniera definitiva che si trovassero al di fuori della nave.[/quote]
Queste invece le parole di Sergio Girotto, project manager di Micoperi, che ha commentato la conclusione della prima fase delle operazioni.
[quote]La Concordia si è staccata dal fondale dell’isola del Giglio. Il relitto si e’ staccato, lo abbiamo visto con telecamere subacquee. Ora faremo delle ispezioni, comunque la rotazione sarà finita al 100% quando il carico comincerà a diminuire, e per il momento non c’è stato[/quote]