[highlight]Recensione del libro “Alter Egon”, scritto da Gaetano Gravina[/highlight]
Gaetano Gravina e l’edizione Homo Scrivens all’inizio dell’estate hanno deliziato i lettori con l’uscita del volume “Alter Egon”.
Gaetano Gravina, poco più che sessantenne dallo spirito giovanile, è noto ai più come architetto designer, impegnato fin dagli anni settanta in tutti i movimenti di avanguardia, a partire dalla rivista NO, Nuovo Operativo, fondata da Luigi Castellano (Luca) e “Ué, fumetti immagini e attualità”, oltre che fondatore della Union Graphics, agenzia di comunicazione visiva, e firmatario di importanti campagne pubblicitarie.
Alter Egon racconta la scoperta ai nostri giorni di un quadro di Egon Schiele, giovane pittore prodigioso della Vienna di inizio novecento, allievo di Klimt, morto al culmine del successo quando ancora non aveva compiuto trent’anni.
Il quadro rappresenta una donna, di spalle:
[quote]natiche spigolose e piene fuoruscivano da una veste color arancio, sollevata con la mano destra fino all’altezza dei seni. Il busto leggermente piegato in avanti. Le spalle nude e ossute. Capelli rossicci, raccolti, che scoprivano la nuca e un orecchio nel mezzo profilo. Un accenno di peli scuri tra le cosce forti, divaricate, con calze nero- blu allentate e cascanti[/quote]
La descrizione del quadro richiama automaticamente alla mente la condanna al carcere che Egon Schiele ha subito in vita per pornografia. La donna dipinta viene riconosciuta in Milena, l’amante irregolare del pittore.
Lo scopritore della tela è Luca Altieri, aspirante pittore diventato mercante d’arte, frustrato nelle sue aspirazioni, ma profondo conoscitore delle volubili regole del mercato, il quale decide subito di mettere a parte della sua scoperta i migliori critici d’arte e i più grandi musei internazionali, finendo per vendere la tela al Leopold Museum di Vienna.
Gaetano Gravina ci conduce per mano nel mondo della pittura, nelle sue regole, nelle sue gerarchie, nei suoi imperscrutabili meccanismi che ne determinano le fortune e le cadute, seguendo passo passo tutti i passaggi che fanno riconoscere un capolavoro in un quadro quasi indecifrabile, abbandonato nel fondo del magazzino di un rigattiere. E così conosciamo pittori, intermediari, critici d’arte, direttori di musei e tutta la schiera di addetti ai lavori, ma consociamo anche le tecniche adoperate per portare alla luce un capolavoro e crearvi intorno la necessaria conferma di autenticità attraverso quel complesso di dichiarazioni, attestati, certificazioni che lo consacrano vero e unico.
Il libro, svelto e godibile, cammina su due binari: come lo sviluppo di un’azione che segue il suo svolgimento letterario con un racconto avvincente e fluido e come la trama di un giallo, tante sono e tanto misteriose e avvincenti le strade che il dipinto è costretto a percorrere per il riconoscimento della sua paternità, il tutto accompagnato dalla denuncia di interessi colossali e il succedersi di personaggi vari per i quali l’arte è un pretesto come tanti per arricchirsi.
E proprio come un giallo il romanzo si conclude, con un’amara lezione impartita ai falsi profeti e a quanti si abbagliano della loro stessa persona. Ma il resto va scoperto…
Il volume, come dicevamo, è uscito all’inizio dell’estate, ma lo si può godere anche in autunno, in inverno e – insomma- in tutte le stagioni.
Buona lettura.