[highlight]L’acquisto di Gareth Bale al Real Madrid pone ancora la questione del rispetto del Fair play finanziario[/highlight]
Florentino Perez l’aveva promesso: «porterò un grande giocatore all’anno» e l’ormai probabile acquisto di Gareth Bale ha fatto si che anche per quest’anno la promessa fosse mantenuta.
Le cifre sono da capogiro: 109 milioni di euro senza contropartite tecniche (l’inserimento di Fabio Contrao è sfumato) e l’acquisto dell’esterno gallese diventa il più costoso di tutti i tempi. In epoca di crisi e di fair play finanziario questa operazione lascia alquanto basiti.
A livello tecnico Bale, non ci sono dubbi, è un grandissimo giocatore, e con Cristiano Ronaldo formerà la coppia di esterni più forte di sempre. Ci si chiede, però, se in termini economici il gallese valga quasi il doppio di Cavani o Falcao o di altri grandi pagati molto “meno”.
Perez è sempre riuscito però nel suo intento. La società era già riuscita a mettere a segno il colpo di mercato più dispendioso della storia: Cristiano Ronaldo, acquistato per la cifra di 96 milioni di euro dal Manchester United nel 2009. Ora si prepara ad alzare ancora di più la famosa asticella.
Il grande pregio del Presidente del Real è che i suoi investimenti hanno portato il club alle stelle più dal punto di vista del fatturato che non per i titoli; in effetti, per quello che ha speso, il Real di Florentino ha vinto relativamente poco. Le star calcistiche fruttano milioni in termini di sponsor, introiti, merchandising e questo è uno dei punti forti del Real Madrid, al punto da renderla la squadra più ricca al mondo.
Come si sostiene una spesa del genere?
Il fair play finanziario, introdotto dal Comitato Esecutivo UEFA nel settembre 2009, mira a far estinguere i debiti contratti dalle società calcistiche e a indurle, nel lungo periodo, a un auto-sostentamento finanziario. Ha una data di scadenza che è stata confermata anche dal Presidente Michel Platini:
[quote]Riguardo il fair-play finanziario non ho cambiato idea, non l’ha cambiata l’Uefa, vi risponderò sempre allo stesso modo. Cominceremo ad applicarlo. Prenderemo delle decisioni nel 2014. Chi non avrà seguito le regole dovrà rispondere a noi dell’Uefa, gli altri club invece possono stare tranquilli”.[/quote]
Intanto gli squilli del calciomercato impazzano e con essi anche le cifre esorbitanti. In Italia la crisi e il calo degli introiti delle squadre ha fatto diminuire anche il volume d’affari mentre le cifre spese in Europa sono sempre più alte. Real Madrid, Barcellona, Monaco e PSG sono le regine del mercato, con centinaia di milioni di Euro già investiti.
Ma come si spiegano queste cifre?
Per squadre come Real Madrid e Barcellona il problema deve essere considerato alla luce oltre che del debito, tra i più alti in Europa, anche del fatturato. Infatti i due club spagnoli possono contare sul maggiore fatturato tra tutti i club europei con cifre altissime. Le “Merengues” nel 2012 hanno fatturato 512.6 milioni di euro mentre i Blaugrana 488 milioni. Questo porta a una grande capacità di indebitamento che sostiene le spese pazze degli ultimi anni.
La questione è invece diversa per le squadre di recente ascesa come PSG, Manchester City o Monaco, sostenute dalle ricchezze immense di sceicchi o magnati russi che non possono contare sugli immensi ricavi dei top team. L’aggiramento delle regole avviene grazie alle sponsorizzazioni gonfiate provenienti da società vicine ai proprietari. Il caso clamoroso è quello del PSG e il contratto di sponsorizzazione con la Qatar Tourism Authority. La cifra di circa 700 milioni di euro in quattro anni è la più alta mai stanziata per una sponsorizzazione sportiva che non è paragonabile agli altri maggiori contratti calcistici che si attestano su cifre molto più basse. Fino a ora i contratti più ricchi erano per l’Italia i 13 milioni che l’Inter incassa da Pirelli; in Europa gli oltre 150 milioni di euro in cinque anni che il Barcellona riceve dalla Qatar Foundation e i 185 milioni, sempre in cinque anni, che l’Arsenal incassa da Emirates.
Il contratto, totalmente fuori mercato, permette al club parigino di aggirare le regole, in quanto prevede che si parta da una base di 150 milioni a stagione, per arrivare ad un massimo di 200 milioni nel 2016, in grado quindi di crescere di pari passo al tetto salariale del club. La Uefa si è presa del tempo per decidere sulla validità di questo contratto ai fini del fair play. Era noto che le sponsorizzazioni potessero rappresentare il punto debole del progetto infatti il regolamento dedica più d’un capitolo alle transazioni commerciali con società collegate e in una maniera o nell’altra, dovrà intervenire per non perdere credibilità.
Un’altra importante decisione dovrà essere presa sull’imminente richiesta da parte delle squadre russe di modificare il regolamento sul Fair Play Finanziario, in particolare per quanto riguarda la soglia di tolleranza sul pareggio di bilancio. Infatti, secondo i russi, a causa della inferiore remunerazione dei diritti televisivi del loro campionato rispetto a quelli dei maggiori campionati europei si viene a creare una situazione di concorrenza sleale per la carenza di fonti adeguate di ricavi che consentano di sostenere gli investimenti sportivi. La proposta è di innalzare il deficit consentito fino a 60 milioni di Euro.
Come risponderà Platini a questa richiesta? Può fare a meno il calcio europeo dei soldi arabi e russi? La Uefa sanzionerà PSG e Monaco o il Fair play finanziario saprà fare la voce grossa solo con le squadre piccole?
Quesiti importanti alla luce delle imminenti scadenze che mettono in crisi l’intero sistema calcistico europeo e la validità delle sue regole.
Riuscirà Platini a rendere effettivo il suo progetto?