[highlight]Il DL Femminicidio sarà con tutta probabilità presentato alla Camera il 20 o il 21 agosto e già suscita le prime polemiche[/highlight]
La Presidente della Camera Laura Boldrini ha annunciato che il decreto sul Femminicidio sarà probabilmente presentato in aula alla Camera il 20 o il 21 agosto. Il decreto dovrebbe essere pubblicato in gazzetta ufficiale domenica 18 o lunedì 19 ed entro cinque giorni dovrà poi essere presentato in aula.
Dopo i tragici fatti di questi giorni il Decreto riporta in rilievo il tema del Femminicidio e rappresenta un importante passo in avanti, con la ratifica della Convenzione di Istanbul.
I casi di Antonella Russo di Avola (Sr) uccisa sulla porta di casa dal marito Antonio Mensa (la coppia era in via di separazione) con un fucile semiautomatico davanti al figlio di 4 anni e quello di Lucia Bellucci, 31 anni di Pinzolo (TN), ammazzata con un coltello il 9 agosto dall’ex compagno sono solo gli ultimi di una lunga serie. I nomi più recenti della triste lista che si allunga di più ogni anno.
La violenza non va mai in vacanza e nel nostro paese quella sulle donne da anni fa straordinari ininterrotti. Nel 2011 le vittime donne sono state circa 97, nel 2012, secondo i dati resi noti dalla Casa delle donne di Bologna, sono state 124 a cui bisogna aggiungere i 47 tentati omicidi. Nella prima metà del 2013 i dati registrano circa 70 casi di Femminicidio senza tener conto delle violenze occultate senza denuncia.
Uomini che non accettano di perdere la donna che hanno da sempre considerato come una loro proprietà, la famiglia che diventa per queste donne una trappola in cui, imprigionate, sono soggette alle peggiori angherie e da cui non hanno la forza di scappare. Quando però il giocattolo si rompe e trova il coraggio di andare via, la cultura dell’uomo padrone del destino ferma tutto «perché se non sei mia non sarai di nessun altro».
Questo fenomeno è così radicato nel tessuto sociale della nostra cultura da manifestarsi a qualsiasi latitudine geografica e non solo nell'”arretrato” meridione.
Il DL approvato dal CDM rappresenta un importante segnale e ideale continuazione del processo che aveva portato alla ratifica della Convenzione di Istanbul, primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza. Essa riconosce la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione.
Il Decreto però appare a molti osservatori troppo timido nelle sue disposizioni, sebbene inserisca pene più severe, renda irrevocabile la querela e preveda l’arresto obbligatorio in flagranza per delitti di maltrattamento familiare e stalking.
Inoltre prevede che alle forze di polizia venga data la possibilità di mettere fuori casa il coniuge violento, se c’è un rischio per l’integrità fisica dell’altro coniuge. Altri Provvedimenti vengono inoltre presi per quanto riguarda l’iter processuale dando una corsia preferenziale ai processi per Femminicidio e introducendo il patrocinio gratuito per le vittime di violenza, a prescindere dal reddito. Sono previste punizioni severe anche per chi utilizza il canale informatico per fare molestie.
I maggiori critici pur plaudendo la positività del provvedimento hanno sottolineato i troppi nodi irrisolti.
Innanzitutto la durata processuale, «sette anni per un giudizio sono troppo lunghi» ha affermato l’avv. Bongiorno, avvocato penalista e deputata della scorsa legislatura. Mentre l’avv. Gian Ettore Gassani, Presidente dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani (AMI) si chiede perché non sia stato introdotto il giudizio per direttissima per questi reati e il braccialetto elettronico per gli stalker.
Inoltre ha suscitato perplessità anche la mancata tutela dell’autorità giudiziaria, perché la sola irrevocabilità della denuncia, non accompagnata ad altre concrete misure a protezione dell’attore, si può tradurre in una vera e propria condanna a morte per la vittima.
Infine si attende ancora da anni una riforma del diritto di procedura penale che possa evitare gli sconti di pena a chi si macchia di questi crimini efferati.
Proprio la certezza della pena è il cavallo di battaglia di molte associazioni operanti sul territorio che quotidianamente affrontano questi problemi e collaborano affinché le liste non diventino più lunghe. Un esempio è l‘associazione V.E.R.I. operante sul territorio di Mondragone (CE). V.E.R.I deriva da Veronica, la giocane Veronica Abbate che il 3 settembre 2006 fu barbaramente uccisa dall’ex fidanzato Mario Beatrice che le sparò a bruciapelo per aver tentato di iniziare una nuova vita lontano da lui.
Da quel giorno la madre Clementina Ianniello, mamma«combattente» di Veronica, ha dedicata la sua vita alla causa per evitare altri casi simili.
Il 6 maggio 2013 l’Associazione ha inaugurato a Mondragone “La casa di Veri” una Casa di accoglienza per donne maltrattate.
Donne come Antonella, Lucia e Veronica,mamme come la Signora Iannicielli e tante altre sono le vere vittime di cui lo stato non si può dimenticare. Il decreto cerca di sopperire alle tante falle legislative ma deve fare di più perché è inammissibile che degli assassini siano in libertà dopo pochi anni per degli efferati delitti.
Affinché la pena sia proporzionata al delitto, c’è bisogno di leggi certe realmente applicate; di vera giustizia per evitare che si mortifichi ancor di più la certezza del diritto e che la dignità delle vittime venga uccisa due volte.