[highlight]Al via presso lo stadio Lužniki di Mosca la XIV edizione dei Campionati del mondo di atletica leggera[/highlight]
Il 10 agosto è stata inaugurata a Mosca la XIV edizione dei Campionati del mondo di atletica leggera. Il preludio alla manifestazione è stato farcito di polemiche e brutte notizie nonché di annotazioni di colore; diversi infatti sono stati casi di doping che hanno portato alla squalifica di atleti di rilievo, qualche infortunio ha messo fuori gara papabili vincitori togliendo così pepe alla gara e non è passata inosservata la particolare avvenenza delle atlete che sembrano desinate più ai luccichii delle passerelle che non alla fatica e al sudore richiesto dalle competizioni agonistiche.
Tra le ombre primeggia, e per la gravità merita una menzione a parte, l’approvazione in Russia della legge che osteggia le relazioni sessuali non tradizionali nei confronti della quale la Iaaf ( federazione internazionale di atletica leggera) ha assunto un‘ inequivocabile posizione auspicando che la manifestazione in atto, alla quale seguiranno nel paese altri eventi sportivi di rilevanza internazionale, rappresenti l’opportunità affinché si ritorni sulle decisioni codificate.
Lo stadio Lužniki sta ospitando in queste ore tutto questo e un’edizione resa speciale dalla partecipazione record di 1974 atleti provenienti da 206 e dall’essere la prima che si svolge in un Paese dell’ Europa dell’ Est.
Sergey Sobyanin, il sindaco di Mosca, per l’occasione ha tirato a lucido la città intravedendo nell’evento sportivo un’irripetibile occasione per rilanciarne l’immagine.
Ma tanto parlare di altro non distoglierà troppo da quello che dovrebbe essere la festa dello sport in una delle sue manifestazioni più pure?
La competizione, il rigore, lo spirito di squadra, il rispetto delle regole, il controllo della mente e del corpo, la tenacia, la costanza, i sacrificio sono solo alcuni dei valori che fanno dell’attività sportiva una delle pratiche più antiche della storia alla quale è stato attribuito valore di gioco, ma anche di educazione, di confronto tra i popoli, di svago ma anche di impegno, fatica e duro lavoro.
L’atletica leggera racchiude tutto questo tanto da essere spesso individuata come la regina delle espressioni sportive sebbene non conosca i fasti di altre attività agonistiche più nazional popolari.
Onore a Valeria Straneo che ha conquistato la medaglia d’argento nella maratona femminile seconda rispetto alla keniota Edna Kiplagat che, conquistando l’oro per la seconda volta di seguito, entra di diritto nella storia.
Onore a Mo Farah, somalo di origini britanniche, che dopo l’oro conquistato a Londra 2012 si è aggiudicato la finale dei diecimila, all’etiope Jeilan vincitore della medaglia d’argento e al keniano Tanui che porta a casa la medaglia d’argento.
Merito a Bolt, la cui simpatia compensa la noiosa imbattibilità, perché da l’impressione di essere uno che ancora, ogni volta, si diverte.
Ma onore anche all’italiano Daniele Meucci, giunto diciannovesimo, ai saltatori Giuseppe Gibilisco e Claudio Stecchi, subito esclusi, e a tutti coloro che saliranno sul podio ma ancor più a chi tornerà a casa deluso, ma, sia ben chiaro, non sconfitto.
Laddove c’è fatica, serietà, professionalità e passione non ci sono sconfitte a prescindere la risultato.