Mutilazioni, la femminilità negata

[highlight]Mutilazioni genitali femminili: ancora crudeltà contro le vittime, private del loro essere “donna”[/highlight]


Ancora una volta le donne sono oggetto di una mobilitazione internazionale: dopo gli innumerevoli casi di violenza degli ultimi tempi, risale all’attenzione un argomento che già tanto di sé ha fatto parlare.

Si tratta delle mutilazioni genitali femminili, che risultano essere eseguite in ben 28 Paesi dell’Africa sub-sahariana, ma non solo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità e le statistiche dell’UNICEF, già 130 milioni di donne di tutte le età hanno subito questa forte umiliazione, una cruenta pratica che ha origini antichissime e che prevede un’asportazione della parte esterna dell’organo genitale femminile.

Si è voluto far credere che l’usanza affondasse le sue radici nella religione, ma nel 2003 le massime autorità musulmane e copte hanno dichiarato che tutto ciò non ha alcuna legittimazione religiosa. Con le emigrazioni, la pratica è stata diffusa anche in Europa, America e Asia. Tutto questo è causato da vari pregiudizi, quali ragioni sessuali, sociologiche, igieniche, estetiche e sanitarie. Ciò che è certo è che tutto questo provoca grandissimi danni psico-fisici alle donne che lo hanno subito. Molti sono i casi di problematiche fisiche svelatesi in seguito alle operazioni, come ad esempio forti emorragie e problemi durante il parto che possono causare la morte della donna stessa e del nascituro.

In Africa, 18 Paesi su 28 hanno adottato una legge che sanziona le mutilazioni, un presupposto fondamentale per un eventuale cambiamento sociale.

Geeta Rao Gupta, Vice Direttore Esecutivo dell’UNICEF, ha dichiarato:

[quote]Le mutilazioni genitali femminili sono una violazione dei diritti alla salute, al benessere e all’autodeterminazione di ogni bambina. Ciò che emerge dal rapporto è che le legislazioni da sole non bastano. La sfida, adesso, è di lasciare che bambine e donne, ragazzi e uomini levino la loro voce e affermino con chiarezza di rifiutare questa pratica dannosa[/quote]

In Paesi come CiadGuinea e Sierra Leone sono molti più gli uomini che le stesse donne a volere e richiedere apertamente la fine delle mutilazioni, come riporta il rapporto dell’UNICEF. I primi risultati si sono già avuti con le legislazioni, ma soltanto l’istruzione può giocare un ruolo fondamentale per il vero e proprio cambiamento sociale.

La voce e il sostegno dell’umanità possono aiutare molte donne.

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