[highlight]Stampante 3D: un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità[/highlight]
Fino a poco tempo fa, l’avremmo considerata un oggetto di scena di un film di fantascienza; oggi, se abbiamo fortuna e soprattutto un portafogli bello pieno, possiamo trovarcela di fronte.
La stampante 3D, nata dapprima per un uso restrittivo e limitato, oggi può essere un sogno alla portata di tutti, dato che Amazon ha inaugurato una sezione dedicata alla vendita di questo articolo, con prezzi variabili tra i 1.099 e 3000 dollari.
Possiamo considerarlo un atto rivoluzionario, perché attraverso esse è possibile creare dei modellini e dei veri e propri oggetti di ogni genere.
Molto importante è il loro utilizzo in ambito medico: con una stampante in 3D è stato più semplice costruire su misura protesi artificiali, come il braccio artificiale creato dal diciassettenne americano Easton LaChappelle, oppure la minuscola trachea in plastica anti rigetto stampata alla University of Michigan su misura per un bimbo di sei mesi. Ma questo strumento risulta fondamentale anche nel campo chimico e, incredibile a dirsi, per ridurre i morsi della fame. La NASA infatti ha finanziato il perfezionamento di una stampante 3D con cartucce di grassi e sostanze nutritive, che produrrà cibo per gli astronauti: per ora stampa solo cioccolata, ma entro l’anno potrebbe figurare nel menù anche la pizza.
Il fenomeno stampante 3D ha colto anche Chris Anderson, dirigente fino al 2012 di Wired Usa: oggi progetta e costruisce droni-fai-da-te nel suo scantinato e ha scritto un libro, “Makers – il ritorno dei produttori”, nel quale spiega come e perché questo fenomeno rivoluzionerà anche le nostre vite.
Ovviamente, anche in questo caso ci sono dei contro, che non dovrebbero passare certamente inosservati: innanzitutto il rischio contraffazioni, derivante non solo dalla produzione di capi firmati o gioielli, ma anche dalla sintetizzazione di farmaci o altre sostanze che potrebbero incrementare lo spaccio illegale; ma anche un nuovo pericolo riguardante le armi, perché basta stampare 17 componenti per costruire The Liberator, una pistola semiautomatica in plastica – progettata dal venticinquenne Cody Wilson – che i metal detector non rilevano.
La scienza sta facendo passi da gigante: ci rimane solo la speranza che non scavalchi anche l’uomo.
http://youtu.be/8aghzpO_UZE