[highlight]Il Presidente della Repubblica Napolitano invita per l’ennesima volta le forze politiche alla coesione e ad abbassare i toni[/highlight]
[quote] Non ci si avventuri a creare vuoti, a staccare spine, per il rifiuto di prendere atto di ciò che la realtà politica post-elettorale ha reso obbligato e per una ingiustificabile sottovalutazione delle conseguenze cui si esporrebbe il Paese [/quote]
Queste le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, pronunciate al Quirinale durante la tradizionale cerimonia del ventaglio, che prevedere la consegna di un ventaglio decorato al Presidente della Repubblica Italiana e ai Presidenti della Camera dei deputati e del Senato, come omaggio da parte dell’Associazione stampa parlamentare.
Le parole del Presidente si scagliano contro chi «mettendo a repentaglio la continuità del Governo causa dei contraccolpi a nostro danno, nelle relazioni internazionali e nei mercati finanziari, che si vedrebbero subito e potrebbero risultare irrecuperabili».
Il Capo dello Stato quindi si è speso, per l’ennesima volta, in un richiamo ad abbassare i toni per creare un clima di «collaborazionismo politico» necessario per la buona riuscita delle riforme di cui ha bisogno il Paese in questo momento, che era stata la «conditio sine qua non» per l’accettazione del suo secondo mandato.
Il Presidente ha poi proseguito (con un vero e proprio messaggio a Pd e Pdl) invitando «coloro che lavorano su ipotesi fumose e arbitrarie a non contare su decisioni che spetterebbero al presidente della Repubblica».
Nel suo richiamo alla responsabilità, Napolitano non ha tralasciato, inoltre, un giudizio sulla vicenda di Alma Shalabayeva che ha definito inaudita, pur elogiando «il governo che ha opportunamente deciso di sanzionare i comportamenti di alcuni funzionari che hanno assunto decisioni non sottoposte al necessario vaglio dell’autorità politica e non fondate su verifiche e valutazioni rigorose», sottolineando anche la presenza di «pressioni e interferenze dall’estero».
Riferendosi invece al caso Calderoli-Kyenge, il Presidente ha osservato che «siamo dinnanzi a minacce e pratiche di violenza, dinnanzi all’ingiuria indecente e aggressiva, specie se a sfondo razzista o maschilista e ancora più se pronunciata da chi dovrebbe unire alla dignità personale quella istituzionale. Ebbene, rispetto a ciò è tempo di levare un argine comune» e ha chiesto anche alla stampa parlamentare di dare meno spazio a espressioni di questo genere.
In sostanza, il Capo dello Stato avverte le forze politiche di non pensare che la crisi di governo sia la soluzione a tutti i mali e invita il Governo ad andare avanti nelle sue riforme.
L’invito è accolto dal Presidente del Consiglio, Letta, che quotidianamente si affanna nel tranquillizzare l’opinione pubblica dicendo di «non vedere nubi all’orizzonte» per il suo governo, sebbene sia forte la spinta nel Pd e delle forze di opposizione a chiedere le dimissioni di Alfano. Il Pdl invece è fermo e arroccato nella posizione di difesa ad ogni costo del Ministro.
Bisogna chiedersi, nonostante il monito del Presidente e le dichiarate necessità del Paese, quanto questo Governo possa essere da beneficio al Paese e quanto possa andare avanti nelle sue divisioni.
Da un lato c’è PD, un partito dalle mille anime caratterizzato dall’atavica assenza di una linea comune e indebolito dalla lotta intestina tra chi rincorre il Pdl e le posizioni centriste e chi vorrebbe spostare l’asse a sinistra, ricercando consensi nelle altre forze di opposizione; dall’altro c’è Pdl, che invece attende la sentenza del 31 luglio su Berlusconi per capire cosa fare di questo governo.
Intanto, nel vertice di maggioranza di oggi si sono stabiliti i prossimi obiettivi dell’esecutivo entro il 31 agosto: bisognerà pagare i debiti della Pubblica amministrazione, fornire soluzioni strutturali per superare l’Imu sulla prima casa e individuare le coperture economiche per evitare l’aumento dell’Iva.
Allo stato attuale delle cose, ci si chiede in quali condizioni riuscirà il Governo ad arrivare per quella data.
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