[highlight]L’ Istat pubblica il report “La povertà in Italia”: i dati sono allarmanti[/highlight]
Si chiama “La povertà in Italia”, e non è un caso, l’ultimo report dell’Istat, che ci racconta di una popolazione in crescente difficoltà.
La notizia, già di per sé allarmante, è aggravata dall’arco temporale brevissimo durante il quale gli indici di povertà sono cresciuti in modo esponenziale. Il 2011, infatti, aveva fatto rilevare la presenza di un 5,7% di popolazione ridotta allo stato di povertà assoluta, cioè completamente priva di mezzi che permettano di accedere ai beni e ai servizi necessari per una sopravvivenza dignitosa. Ebbene, in un solo anno il dato si è assestatosi su di un preoccupante 8% e, di conseguenza, l’incidenza della povertà relativa è passata dal 13,6% al 15,8%.
È dal 2005 che non si registravano livelli così elevati di indigenza.
La crisi è percepita in modo variabile, a seconda delle età e dello status sociale; non mancano i casi in cui viene utilizzata per spostare il focus su dinamiche sociali delicate e articolate, come quelle che dominano il mercato del lavoro, e a volte funge addirittura da strumento di speculazione. Ma c’è un dato di fatto: i numeri ci dicono che tra di noi vivono 9 milioni e 563 mila poveri.
Povere sono le famiglie numerose, quelle con figli minori, i nuclei in cui è presente un solo genitore, ma anche le famiglie che nascono dall’aggregazione di più membri, spesso proprio per far fronte alle difficoltà; una sorta di piccole associazioni di mutuo soccorso.
Il nostro è un Paese dove è sempre più difficile che si facciano figli con consapevolezza; una nazione destinata a diventare vecchia perché, qualora già non lo si sapesse, i numeri ci confermano che non è vero che “dove mangiano in due, mangiano in tre”.