[highlight]Il Ministro dell’Interno Alfano dichiara di essere stato sempre all’oscuro dell’espatrio di Alma Shalabayeva[/highlight]
Il Governo italiano presieduto dal premier Enrico Letta è passato dal “prorogare” al “negare”. Negare sempre, anche l’evidenza. Un Ministro dell’Interno che dichiara pubblicamente di non essere stato informato di una decisione così delicata come l’espatrio di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, è motivo d’imbarazzo per il Paese intero.
Dopo la pessima figura rimediata mesi fa dell’allora Ministro degli Esteri Giulio Terzi nei confronti del governo indiano, per la questione dei Marò italiani, quest’ultima ha un sapore tutto nuovo.
Si, perché mentre Terzi era ministro di un governo tecnico, non eletto, Alfano rappresenta un partito, il Pdl, che ha preso dieci milioni di voti, oltre ad essere Vicepresidente del Consiglio. La figuraccia, di conseguenza, è ancora più pesante.
A rendere la situazione più grottesca, il ridicolo scarica barile al quale stiamo assistendo tra il Ministero degli Esteri, presieduto da Emma Bonino, che dichiara di «non avere nessuna competenza in materia di espulsioni», il Ministero dell’Interno, presieduto da Angelino Alfano, che per la sua difesa si affida al rapporto stilato dal prefetto Pansa, e le forze dell’Ordine, che hanno fisicamente eseguito l’arresto.
Enrico Letta minaccia sanzioni per i responsabili, ma sarà dura trovarne in un Paese in cui si autorizza un blitz in stile militare, al quale ha preso parte l’intero vertice della Polizia, per arrestare non un mafioso, o un killer spietato, ma una donna e una bambina.
A lasciare perplessi è soprattutto il comportamento della radicale Emma Bonino, che ha addirittura preso le difese del collega ministro, confermando la sua estraneità ai fatti. Dopo una vita spesa in difesa dei diritti umani e civili, si fatica a credere che possa aver autorizzato l’espulsione della moglie di un dissidente, in possesso di regolari documenti di soggiorno. Infatti, stando alle dichiarazioni rilasciate dalla figlia, Madina Ablyazov, questa mattina in un’intervista a Repubblica, si legge che la madre
[quote]ha sempre avuto con sé documenti validi, che confermano il suo status sia in Inghilterra che in Europa. Inoltre, ha sempre avuto un passaporto kazako rilasciato regolarmente[/quote]
Questa storia suscita non pochi interrogativi sull’operato dei ministeri, delle istituzioni, delle forze dell’ordine e dei Servizi di Intelligence, che sembra fossero all’oscuro della presenza della moglie di un famoso dissidente e ricercato kazako nel nostro Paese.
Probabilmente la verità non verrà mai fuori del tutto, e i potenti coinvolti ne usciranno indenni. Una cosa, però, è certa: in Italia, se sei un dittatore nordafricano, ti baciamo le mani; se sei un leader sanguinario e repressivo, ti consideriamo amico; se sei un Paese liberticida, instauriamo dei solidi rapporti commerciali.
Nel frattempo, il leader Kazako Nursultan Nazarbaev si è goduto un po’ di riposo in Sardegna, all’interno di una villa di proprietà di Ezio Maria Simonelli, vecchio amico di Silvio Berlusconi.
Petrolio, edilizia, investimenti, energia, il Kazakhstan è una miniera d’oro per gli affari tricolore. Meglio soprassedere alle regole internazionali e ai più elementari diritti civili, quando ci sono in ballo interessi così forti.
In un Paese normale, democratico, il Ministro Alfano avrebbe, come giustamente suggerito nel suo editoriale il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, solo due opzioni: dimettersi perché non sapeva o dimettersi perché sapeva.
Ma noi non siamo un Paese normale, e possiamo immaginare cosa succederà. Niente.