[highlight]Il Governo sconfessa l’espulsione di Alma Shalabayeva e la riammette in Italia[/highlight]
Lo Stato italiano ha revocato l’espulsione di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov rispedita in patria insieme alla figlia di sei anni nel maggio scorso, con un decreto che negli ultimi giorni aveva creato non poche polemiche intorno al Ministero degli Interni.
Il 31 maggio, infatti, la donna e la piccola Alua erano state caricate su un aereo noleggiato dall’ambasciata kazaka da Ciampino e, in base a informazioni fornite dall’Ufficio stranieri, trasferite in Kazakistan seppure non ci fosse nessuna richiesta di estradizione pendente nei loro confronti.
Il Governo, però, sollecitato dall’opinione pubblica, ha revocato l’espulsione e con una nota ha comunicato alle autorità kazake, attraverso i canali diplomatici, che la signora Alma Shalabayeva potrà rientrare in Italia e chiarire la propria posizione.
Questa è una delle prime conseguenze del vertice interministeriale che ha visto riuniti il premier Enrico Letta e i ministri dell’Interno, Angelino Alfano, degli Esteri, Emma Bonino, e della Giustizia, Annamaria Cancellieri, dopo l’imbarazzo registrato mercoledì alla Camera quando il Premier ha risposto a una interrogazione parlamentare sull’affrettata espulsione della Shalabayeva dall’Italia.
Dall’indagine promossa dal Primo ministro per appurare le responsabilità su questo increscioso episodio risulta che: [quote]«l’esistenza e l’andamento delle procedure di espulsione non erano state comunicate ai vertici del governo: né al Presidente del Consiglio, né al Ministro dell’interno e neanche al Ministro degli affari esteri o al Ministro della giustizia».[/quote] Inoltre, «all’esito della presentazione del ricorso avverso tale provvedimento, sono stati acquisiti in giudizio e conseguentemente dalla pubblica autorità italiana, documenti, sconosciuti all’atto dell’espulsione, dai quali sono emersi nuovi elementi di fatto e di diritto che, unitariamente considerati, hanno consentito di riesaminare i presupposti alla base del provvedimento di espulsione pur convalidato dall’autorità giudiziaria e che consentono ora, e anzi impongono, una rivalutazione dei relativi presupposti».
Un’autoassoluzione in piena regola di tutti i membri del governo e, soprattutto, di Angelino Alfano, Ministro degli Interni, indicato nei giorni precedenti come uno dei registi dell’intera operazione.
I Legali della signora Shalabayeva hanno accolto con favore il provvedimento, ma restano tutte da chiarire però le condizioni di libertà della donna, che risulta agli arresti domiciliali per un procedimento penale pendente a causa del possesso di un passaporto non autorizzato, sebbene l’ambasciatore del Kazakistan in Italia Andrian Yelemessov abbia assicurato le buone condizioni delle due donne.
Sono da verificare sia le responsabilità operative per la mancata informativa al Governo sull’intera vicenda, sia quelle politiche: ]infatti, l’auto-assoluzione dell’Esecutivo non accontenta le opposizioni, che chiedono a gran voce le dimissioni di Alfano. Questa vicenda rappresenta l’ennesima crepa in un Governo che vive di strappi e di continue tensioni, che espone il nostro Paese all’ennesima figuraccia internazionale e che si dimostra eccessivamente debole e ricattabile.
«La versione del Governo – sostiene Vendola, leader di SEL – riconosce gravi e colpevoli mancanze da parte di apparati dello Stato e in qualunque altro Paese civile si sarebbe conclusa con le dimissioni del ministro dell’Interno. Non ci si può ipocritamente lavare la coscienza con due parolette. Aspettiamo ora dal titolare del Viminale il passo conseguente». Ugualmente per Giarusso, senatore Cinque Stelle: «Alfano o è complice di quanto accaduto o, come ha detto lui, è un incompetente che non sa cosa stava succedendo al ministero degli Interni. È una cosa gravissima. In ogni caso, in un momento così grave della nostra storia, non possiamo avere un ministro che ha acconsentito che una donna innocente e una bambina venissero deportate in una dittatura. Non è possibile che vi sia un ministro non in grado di capire cosa succede nel suo dicastero». Il Pdl, invece, chiede di non strumentalizzare la vicenda e di non alimentare una campagna propagandistica e faziosa contro il ministro Alfano, mentre la Finocchiaro e Casini chiedono un’inchiesta anche al Senato.
Oltre alle conseguenze politiche che questa vicenda potrà avere, bisogna sollecitare una seria riflessione sul tema dei diritti umani, dei rifugiati e dell’asilo politico, che restano tematiche scottanti.
È evidente, dopo questo caso e il rifiuto alla richiesta di asilo di Snowden, che l’Italia non è assolutamente un Paese adatto ai rifugiati.