[highlight]La lancia spezzata a favore dei delfini sensibilizza la comunità. Non bisognerebbe fare un discorso simile per tutti gli animali in cattività?[/highlight]
Licia Colò e Giorgio Panariello sono i nuovi testimonial per la campagna ambientalista a favore di orche e delfini.
A quanto pare, i parchi acquatici con attrazioni turistiche, quali gli spettacoli dei cetacei, non rispetterebbero le norme sugli ambienti e l’etica con cui bisognerebbe trattare con questo tipo di animali. In molti casi le vasche sono troppo piccole e “limitano la libertà” dei cetacei, che sono già costretti a vivere in cattività. Sarebbero inoltre da evitare, durante e dopo gli spettacoli, i contatti tra animali e spettatori, tra addestratori e “allievi”. Gli animali risultano stressati da questo tipo di vita, se può esser definito tale, e la legge prevede che gli spetti almeno un giorno di risposo alla settimana.
«Li stanno condannando ad una morte prematura – dichiarano Licia e Giorgio nello spot pubblicitario – Cadono in depressione e a volte è necessario dar loro tranquillanti e farmaci per ridurre l’aggressività e lo stress provocati dalla vita in cattività». E, ancora, «se visiti centri che mantengono delfini in cattività dove sono forzati a realizzare spettacoli stai ignorando la loro sofferenza».
Ma quanto può avere di naturale tutto questo? Il problema non riguarda soltanto il caso appena esaminato, perché gli stessi pensieri vanno rivolti anche agli altri animali costretti a vivere in condizioni pietose a causa dell’uomo. Quelli negli zoo, nei centri safari, negli acquari sono stati privati della loro ragion d’essere. Un abominio verso la natura, che, tra l’altro, rischia a volte di ritorcersi contro l’uomo stesso.
Recente è il caso di un torinese dilaniato dalle tigri. Pare che la vittima si sia occupata dei felini per ben tre anni di fila, dopo la chiusura del parco che le ospitava. Tutti i residenti della zona, avvenuta la tragedia, si sono detti preoccupati “da sempre” per la presenza di questi animali, ma il coro di forti polemiche si è alzato solo dopo la morte dell’uomo.
Ora ci si chiede: «Perché gli animali non sono stati messi in libertà quando se ne aveva l’opportunità?». Una natura stravolta dall’uomo che definisce poi assassina. Se l’intelletto è ciò che ci distingue dalla bestialità, perché non lo usiamo correttamente per proteggere la nostra “madre”?