Internet Economy: 900.000 posti di lavoro vacanti

[highlight]Grandi difficoltà per le imprese che cercano personale qualificato nel settore informatico[/highlight]


Negli ultimi anni si è assistito a un processo d’impoverimento delle competenze professionali nel mercato del lavoro italiano. Gli ultimi due rapporti annuali realizzati da Unioncamere, infatti, hanno registrato la difficoltà da parte delle aziende di trovare personale qualificato nel settore tecnico/professionale. In un Paese come il nostro, che ha un livello di disoccupazione giovanile molto elevato, sembra quasi un controsenso leggere di circa 200.000 posti di lavoro rimasti vacanti negli ultimi due anni.

A confermare la tendenza, il Rapporto sulle professioni nel 21° secolo presentato ieri dal Think Tank Glocus, diretto dalla Vicepresidente del Senato della Repubblica Linda Lanzillotta.

Dal Rapporto emerge una situazione alquanto preoccupante. Si legge, infatti, di 900 mila posti di lavoro entro il 2015, nel settore ITC, che non saranno occupati per mancanza di personale adeguatamente skillato. L’analisi del “pensatoio” della Senatrice Lanzillotta pone l’accento sulla scarsa attenzione dell’Italia al mercato del lavoro 2.0, quella porzione, cioè, frutto dell’economia digitale. In effetti, nel nostro Paese la quota di PIL derivante dall’Internet Economy equivale appena al 2%, rispetto alla media europea del 4%, con picchi del 7% nel nord dell’Europa. «Se raggiungessimo la media europea, è come se avessimo ogni anno quattro finanziarie italiane», si legge nel Rapporto.

L’unico modo per vedere ridurre drasticamente il tasso di disoccupazione giovanile nel nostro Paese, quindi, è investire in formazione professionale, ricerca e innovazione, per consentire ai giovani di acquisire competenze che abbiano una reale ricaduta occupazionale, in un settore in continua e inarrestabile espansione.

Il mercato del lavoro è cambiato radicalmente, e necessita di una riforma che vada in questa direzione, prendendo come modello il sistema Tedesco, del quale qualche settimana fa parlò il Ministro del Lavoro e degli Affari sociali Ursula von der Leyen, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.

Il sistema tedesco è basato sulla Formazione Duale, una combinazione di teoria e pratica: tre giorni alla settimana di training in azienda e due giorni in aula. In questo modo, il giovane avvia un percorso di training on job, che consente a lui di acquisire competenze pratiche ed effettivamente utili, e all’azienda di poter ospitare stagisti, con i vantaggi che ne conseguono.

L’Italia si trova, quindi, ad affrontare un gap molto forte con gli altri paesi dell’UE, a causa delle politiche scarsamente orientate al sostegno alla formazione e all’istruzione. Infatti, come ci ricorda la Presidente Lanzillotta, «l’agenda di Lisbona ci diceva di puntare tutto sulla formazione, sulla ricerca, sull’innovazione. Per quanto riguarda l’Italia sappiamo com’è andata: nell’ultimo quindicennio il settore dell’education è stato il più de-finanziato del bilancio pubblico, a vantaggio dei settori della previdenza e della sanità».

Una politica del Lavoro basata sul sistema degli incentivi, e sulla tutela di giovani non qualificati, non va, evidentemente, nella direzione indicata. Intanto il tasso di disoccupazione cresce.


1 commento su “Internet Economy: 900.000 posti di lavoro vacanti”

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