[highlight]Egitto: Il Presidente Morsi è stato destituito per mano dell’ esercito[/highlight]
Abdel Fattah al-Sissi, il capo delle forze armate egiziane, in un discorso trasmesso in diretta tv nella serata di mercoledì ha annunciato che la Costituzione è stata sospesa: Morsi non è più il Presidente dell’Egitto.
Aveva generato una forte tensione la possibilità che si compisse il colpo di stato, sorta dopo l’ultimatum lanciata dall’esercito lunedì e che intimava al leader del Paese di risolvere la situazione entro le ore 17.30 di mercoledì. Gli animi si sono scaldati maggiormente nella giornata di ieri, allo scadere dell’ingiunzione. Si contano 4 morti negli scontri tra le opposte fazioni e 91 donne manifestanti aggredite sessualmente o stuprate nel corso degli ultimi giorni.
Comunicata la notizia, Piazza Tahrir esplode. Risuonano boati e scoppiano fuochi d’artificio nel luogo fulcro della rivolta. Questa è l’immediata reazione di un popolo che, ritenendo una sola persona responsabile di aver condotto il Paese sull’orlo del baratro economico, confida pienamente nelle milizie. “Il popolo e l’esercito sono una sola mano” è lo slogan intonato dagli oppositori al partito Morsi. Le forze armate rappresentano il filo rosso che congiunge tutti i protagonisti del puzzle egiziano. Sono le stesse che hanno disposto per Morsi il divieto di espatrio e gli arresti domiciliari nella sede della Guardia Repubblicana. L’ex Presidente, insediato un anno fa, è stato il primo eletto democraticamente nella storia dell’Egitto, come lui stesso ha ricordato in un video, con immagini instabili e di cattiva qualità, diffuso dopo la sua destituzione: “Io sono il presidente eletto. Chiedo al popolo di difendere la legittimità”. Sembra dunque non demordere Mohammed Morsi.
Eppure, incalza la rivoluzione egiziana “per il pane, la libertà e la dignità umana”, usando un’espressione di Mahmoud Badr, portavoce dei Ribelli Tamarod. Non resta che chiedersi se un popolo che ancora oggi picchia impunemente le sue donne e si allea con l’ esercito per lottare riuscirà a fare la scelta giusta per eleggere un governo democratico che garantisca diritti e doveri ai suoi cittadini. Tutto sarà più chiaro nel periodo di transizione che precederà il nuovo voto.