“La Quinta stagione”. Apocalissi o realtà?

[highlight]La quinta stagione: in un villaggio nelle Ardenne la Primavera decide di non arrivare[/highlight]


Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e insignito del premio Green Drop Award lo scorso anno, ha conquistato la critica ed è finalmente arrivato nelle sale italiane.

Diretto da Peter Brosens e Jessica Woodworh, “La quinta stagione” è il capitolo conclusivo di una trilogia diretta dalla coppia belga-americana,iniziata con “Khadak” e “Altiplano”, uno girato in Mongolia, l’altro in Perù. Il fil rouge che tiene legati i tre film è la Natura; una natura leopardiana e matrigna che si ribella ai soprusi degli uomini dettando le proprie regole e confinandoli in un mondo gelido e meschino. Ci troviamo in un villaggio delle Ardenne in cui l’inverno non accenna a finire, mettendo a dura la prova le coscienze degli abitanti della comunità rurale osservata e ponendoli in una condizione di abbrutimento in cui l’unico a prevalere è l’istinto primordiale e la legge del più forte sul più debole, che si tratti di donne, bambini, disabili…

Apocalittica visione o plausibile ipotesi di un futuro non così remoto? In effetti in un’era in cui i cambiamenti climatici sembrano far da padroni e le stagioni perdono ogni significato etimologico e culturale questo film sembra essere più un documentario di una situazione realmente possibile da qui a qualche decennio che il solito colossal con scenari fantascientifici. Il taglio documentaristico rende ancora più reale e vicino l’argomento trattato, stimolando lo spettatore ad un’acuta riflessione su quanto effettivamente conti l’influenza dell’uomo sulla Natura e quanto al contrario, l’uomo possa essere sopraffatto e costretto alla regressione nel momento in cui essa si ribella al suo strapotere. A detta dei registi: ”l’ispirazione per quest’ultimo film è giunta dall’osservazione di ciò che succede oggi: la scomparsa delle api nel mondo, l’abuso di pesticidi, la crisi del latte.”

Morale della favola: distruggendo la Natura l’uomo distrugge la propria umanità.

Funzionerà questo catastrofico monito a sensibilizzare l’uomo nel rispetto del suo pianeta?


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