[highlight]Come fare i conti senza l’oste[/highlight]
Mentre il Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato si affanna a ricordare a tutti che non c’è la copertura finanziaria per scongiurare l’aumento dell’IVA, beccandosi fischi e insulti, i consumi continuano a crollare vertiginosamente. Va precisato, comunque, che l’impegno del governo è sempre rivolto al tentativo di evitare, o almeno posticipare, quest’aumento, almeno per tre mesi, rimandandolo, di fatto, a settembre.
Quando parliamo di copertura, però, spesso si fa un po’ di confusione. In effetti, l’aumento di un punto percentuale dell’aliquota, che passerebbe dall’attuale 21% al 22%, si stima possa portare nelle casse dello Stato circa quattro miliardi di euro. Di conseguenza, la manovra da attuare per abolire l’aumento dovrebbe essere di pari entità, o di circa la metà se si opta per un semplice slittamento.
Più che di stime, però, a essere precisi, si dovrebbe parlare di speranze, poiché l’entità degli introiti derivanti da questo tipo d’imposta è direttamente proporzionale al volume di spesa che gli italiani riescono a produrre attraverso i consumi. Quando meno di due anni fa fu deliberato il primo aumento di un punto percentuale dell’IVA, dal 20% al 21%, le stime andarono a farsi benedire. Come ci ha ricordato pochi giorni fa Andrea Telara su Panorama, nel 2011 le entrate per le casse pubbliche invece di aumentare sono diminuite di 3,5 miliardi di euro, a causa della contrazione dei consumi delle famiglie italiane.
Oggi, in un frangente di costante crisi economica, non si capisce per quale motivo ci si debba aspettare un esito migliore. In poche parole, se le famiglie spendono sempre meno, cosa ci fa pensare che aumentando il carico fiscale sui consumi si possa produrre un aumento del gettito a favore dello Stato?
E’ interessante cercare di capire quali saranno le strategie che il governo attiverà nei prossimi giorni per affrontare quest’annosa questione.
Forse sarebbe il caso di iniziare a valutare sistemi di gestione dei conti pubblici basati su quello che si può tagliare, partendo da dati e spese certe, invece di fare affidamento su ipotetici introiti da conseguire in un futuro prossimo.
Magari evitando di fare pagare il conto sempre ai soliti noti.