La bandiera dell’ipocrisia

MATURITA':DOPO 34 ANNI TORNA GRANDE ASSENTE, ARISTOTELE

[highlight]Come raccontare cose inutili per non affrontare i problemi reali[/highlight]

In Italia ogni giorno si festeggia il Festival dell’Ipocrisia. In un modo o in un altro si parla di argomenti che non hanno nessuna attinenza con il reale sentire del popolo, ma servono solo a coprire i problemi seri, ai quali, invece, è meglio non fare cenno alcuno.

Da qualche giorno si dibatte dello stato in cui versano le bandiere Italiane esibite all’esterno degli edifici pubblici, con tanto d’inchieste, foto, reportage.
E andare a vedere come sono gli edifici all’interno? Invece di sprecare pagine di giornale per parlare della scucitura sui bordi del vessillo italico, non sarebbe più utile, e più dignitoso per la categoria dei giornalisti, andare a verificare le condizioni nelle quali sono costretti a lavorare e vivere i dipendenti che vi operano all’interno?
A dare spazio alla notizia è stato anche il Corriere della Sera, con un articolo pubblicato ieri a firma di Paolo Di Stefano, il quale punta l’attenzione sulla necessità di ritrovare un senso di collettività ormai perso.
La bandiera Italiana è un simbolo da rispettare, su questo non vi è alcun dubbio, ma preoccuparsi a tal punto può risultare eccessivo.
E’ notizia di oggi, sempre pubblicata dal Corriere della Sera, il problema del caldo eccessivo che si prevede creerà disagi agli studenti impegnati negli esami di maturità. Alla vigilia della prima prova scritta, infatti, le previsioni meteorologiche indicano tre giorni di temperature record, con punte di 38°. Un caldo asfissiante che avrà certamente ricadute sulla concentrazione e sulla salute fisica e mentale dei ragazzi, ma anche dei membri delle Commissioni esaminatrici.

Non sarebbe il caso di preoccuparsi maggiormente dello stato in cui versano gli Istituti scolastici, dove si è costretti a elemosinare un po’ di carta igienica, o un gessetto per la lavagna. Figuriamoci, poi, avere un condizionatore; un sogno irrealizzabile.

Chissà, magari il diciottenne che, asciugandosi il sudore, cercherà di completare il tema d’italiano, a un certo punto si fermerà, guarderà fuori dalla finestra e getterà uno sguardo malinconico alla bandiera vilipesa.

Forse, ma è un’ipotesi, non sentirà nemmeno più il caldo.

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