[highlight]Napoli: alla scoperta delle sinistre meraviglie di Raimondo di Sangro e dell’enigmatica Cappella Sansevero[/highlight]
Filosofo, astronomo, scrittore, militare, mecenate, inventore, esoterista, massone, mago, alchimista, scienziato, anatomista, il VII Principe di Sansevero, Raimondo di Sangro è la figura più eclettica e misteriosa del ‘700 italiano.
Chi era questo ricco signore che, invece di dedicarsi ai tipici passatempi di ogni nobile dell’epoca, scelse d’immergersi nella lettura di testi alchemici e di segregarsi nel suo laboratorio ad effettuare esperimenti mai tentati prima? Nel 1744, il Principe s’iscrisse alla Libera Muratoria e, in pochi anni, scalò la gerarchia dell’associazione segreta, diventando “Gran Maestro” di tutte le Logge napoletane.
A Napoli, non distante da Piazza San Domenico Maggiore, è ubicata la Cappella gentilizia dei Sansevero, utilizzata da Raimondo per “criptarvi” il suo sapere ermetico. Fondata nel 1613 come Cappella funebre dei membri della famiglia Sansevero, Raimondo di Sangro la restaurò, rendendola, con i suoi influssi massonici e le sue allegorie, un capolavoro del Barocco napoletano. Il tripudio di affreschi, stucchi, marmi ha una sua precisa esegesi, tuttavia, l’enigmatica Cappella è nota per tre delle statue che la adornano, La Pudicizia, Il Disinganno e Il Cristo Velato.
L’esecuzione materiale delle sculture resta ancora un mistero, in quanto i veli e la rete che avvolgono le statue sembrano essere stati stesi solo in seguito al completamento dei corpi. Una delle ipotesi avallate dagli estimatori moderni, è che si tratti del risultato di un processo alchemico segreto inventato dal Principe per “marmorizzare” i tessuti. Difatti, nell’Archivio Notarile di Napoli, è stato rinvenuto il contratto stipulato tra Raimondo e il noto scultore Giuseppe Sanmartino, nel quale l’artista s’impegna ad eseguire l’opera di un Cristo Velato, promettendo però di non svelare a nessuno la «maniera escogitata dal Principe per la Sindone ricorrente la statua».
Indubbiamente, il Cristo Velato è la scultura più famosa presente nella Cappella, il suo viso ed il suo corpo sono ricoperti da un velo che aderisce così perfettamente alle forme, da render visibili le ferite del martirio. Gli svariati studi ed esperimenti di Raimondo di Sangro comprendevano anche il corpo umano, ed è soprattutto a causa di questi che fu tacciato di stregoneria.
Nella cripta della Cappella sono custoditi i corpi di un uomo e di una donna che qualche suo intruglio alchemico è riuscito a disseccare. Queste Macchine Anatomiche sembrano la magica trasposizione di tavole anatomiche prelevate da un testo di medicina. Gli studiosi ritengono che l’intero apparato cardiocircolatorio sia stato “pietrificato” attraverso l’iniezione di una soluzione alchemica in grado di cristallizzare vene e arterie, inoltre, sospettano che i due esseri umani siano stati sottoposti al processo mentre erano ancora in vita.
Particolarmente impressionante è che la donna era incinta. Nel ventre si può notare la placenta aperta dalla quale fuoriesce l’intestino ombelicale che andava a congiungersi con il feto.
Non a caso, i seguaci delle scienze occulte, sfruttano la Cappella per diffondere la fama di una “Napoli Noir”, al pari di tante magiche città. Sull’epitaffio del Principe si legge che fu un “uomo memorabile, nato a tutto osare”. Ciò nonostante, la sua esistenza come la sua fine, avvenuta a Napoli nel 1771, è ammantata d’ombra e riposta in un cantuccio buio della storia.