[highlight]Intervista a Gruppo 9, il collettivo letterario di Pompei[/highlight]
Dopo “8 gocce di veleno”, Gruppo 9 ritorna con un nuovo romanzo “Sono stato io” (Homo Scrivens Edizioni), un giallo atipico e intrigante. Abbiamo intervistato due anime del collettivo letterario di Pompei, Gianluca Calvino, editor e docente di scrittura, e Rita Raimondo, una delle penne di Gruppo 9, per conoscere meglio questa nuova realtà letteraria.
-Come nasce Gruppo 9?
R: Da un corso di scrittura creativa, tenuto sul soppalco della libreria Mondadori di Pompei. Durante il corso, Gianluca ha creduto che ci fossero delle buone penne che, messe insieme, avrebbero potuto realizzare qualcosa di interessante. Ci ha dato un plot, ci ha guidati, abbiamo pubblicato “8 gocce di veleno”. Ed è nato Gruppo 9.
–Qual è l’importanza di un corso di scrittura?
G: Un corso di scrittura serve non certo ad “insegnare” a scrivere. Quello lo si sa fare già, oppure no. Ma chi ha voglia di migliorare il proprio approccio alla scrittura trae molti vantaggi da un’esperienza del genere, perché il docente prova a “disciplinare” la scrittura e fornire, oltre a delle nozioni di tecnica narrativa, una serie di indicazioni volte ad indirizzare ognuno verso quella che appare la sua più naturale propensione letteraria. Insomma, si cerca di indicare una strada, e molti riescono a prendere coscienza, pienamente, della propria indole narrativa attraverso il confronto con il docente e i colleghi di corso.
-A un corso di scrittura non sarebbe propedeutico un corso di lettura?
G: Ovviamente sì. Non ha senso scrivere se non si legge. Sarebbe un po’ come operare, con tanto di bisturi e mascherina, senza conoscere le basi dell’anatomia. Il corso di scrittura prevede sempre momenti di lettura ed approfondimento di autori, più o meno noti; d’altra parte, è del tutto naturale citare e leggere determinati autori quando si tratta di un certo tipo di tecnica di scrittura o di un determinato genere letterario. Faccio un esempio: se si sceglie di fare un approfondimento sulla letteratura pulp, di certo non si potrà prescindere dalla lettura di qualche passo di Bukowski; se invece ci si sofferma sul noir, sarà necessario, oltre che formativo, far conoscere ai corsisti qualcuno degli autori più talentuosi e rappresentativi del genere, come Izzo o Carlotto. Il corso di scrittura, se è svolto nel modo giusto, fornisce a chi lo segue decine e decine di consigli di lettura; consigli che generalmente vengono seguiti, fortunatamente.
-Come nasce l’idea di un romanzo collettivo?
G: La scrittura collettiva non è impresa semplice, affatto. Non è semplicemente un esercizio di scrittura leggermente più ambizioso. È un lavoro complesso e lungo, molto lungo. In questo caso, l’idea del romanzo è nata consequenzialmente alla costruzione di un gruppo che si dimostrava, settimana dopo settimana, sempre più affiatato e talentuoso, e che pareva avere le carte in regola per uscire dal “laboratorio di scrittura” e cimentarsi in un vero e proprio progetto letterario.
-Come si gestisce un’esperienza del genere? Chi propone il plot? Chi sceglie i personaggi e chi assegna le singole parti a un autore? E il lavoro di editing da chi è stato curato?
G: Come si diceva, la scrittura collettiva è un lavoro arduo. Per questo è necessario che ci sia qualcuno che tiri le fila e faccia da riferimento costante al gruppo di scrittura. Io, in quanto docente, ho avuto l’idea di proporre ai corsisti la realizzazione dei due romanzi collettivi che sono stati pubblicati. La modalità di lavoro prevede che il docente proponga il plot, l’idea complessiva del romanzo e la tipologia generica di personaggi che potrebbero esserne protagonisti. Da quel momento in poi, parte un confronto costante e serrato con il gruppo, e ognuno disegna e realizza il proprio personaggio secondo la sua idea (sempre con la supervisione del docente). Nel caso specifico, io sono anche un editor; per cui sono stato io, alla fine dei lavori, ad essermi occupato dell’editing del testo, prima che lo stesso passi al vaglio della casa editrice, che opera a sua volta l’ultima revisione del romanzo.
-Ogni autore ha lavorato al suo personaggio o ci sono state scritture a quattro mani?
R:Ogni autore ha curato un personaggio, che poi è stato inserito nella storia e collegato agli altri. Ovviamente, però, per fare questo, è necessario un confronto continuo tra chi scrive, quindi è chiaro che su alcuni punti ci si accorda e si ragiona insieme.
-Cosa insegna un’esperienza del genere?
R: Il mio bagaglio culturale credo si sia triplicato. Con questo non voglio dire che ho acquisito tutto quel che c’è da sapere sulla letteratura, ma che di certo ha iniziato a colmare quel vuoto che non si riempie soltanto con l’università o con l’autogestione delle letture. Adesso in una libreria so orientarmi, sono più consapevole di quello che leggo e non valuto più un romanzo o un racconto solo in base alla storia e al suo finale. Sono attenta allo stile, al modo in cui si narra, alle tecniche narrative che vengono utilizzate, e anche alla casa editrice, al catalogo che propone. Il corso di scrittura non è solo corso di scrittura, ma anche di lettura, di editoria. Ti apre un mondo, te lo fa conoscere, ti ci mette dentro e te lo fa vivere. Sono cose che da soli non si apprendono allo stesso modo. È necessario avere un buon maestro, e Gruppo 9 ha sicuramente trovato il suo.
– Nuovi progetti in cantiere?
G: Attualmente è in fase di realizzazione il terzo romanzo di Gruppo 9. Il team si è arricchito di numerosi elementi, rispetto allo scorso anno; ciò fa sì che il lavoro sul nuovo romanzo sia da un lato più faticoso, ma dall’altro anche più stimolante e divertente. “Sono stato io” è un testo già più maturo rispetto al primo. Il percorso di Gruppo 9 però non si ferma, e sta prendendo sempre più la convinzione di poter diventare un vero e proprio soggetto letterario, uno scrittore con la S maiuscola. E forse lo è già.
E’ possibile acquistare il libro dal sito Internet della Homo Scrivens.