[highlight]Il Presidente della Camera Laura Boldrini declina l’invito di Marchionne a visitare lo stabilimento Fiat[/highlight]
A domanda, rispondi. Le regole della buona educazione valgono sempre, anche nei nostri tempi frenetici. Ed è quello che ha fatto il Presidente della Camera, Laura Boldrini. Pochi giorni fa, infatti, l’ex portavoce dell’UNHCR aveva ricevuto dall’Amministratore Delegato della FIAT, Sergio Marchionne, l’invito a visitare uno degli impianti dell’azienda.
Alla garbata lettera d’invito dell’AD del Lingotto, ha fatto seguito un’altrettanto garbata lettera della Boldrini. Niente di strano, ovviamente. Una figura istituzionale deve sempre seguire una linea formale nello svolgimento delle proprie mansioni. Il problema, come spesso accade, non è la forma, ma la sostanza. Nella lettera, la terza carica dello Stato declina l’invito a visitare uno degli stabilimenti FIAT poiché «impegni istituzionali già in agenda purtroppo non mi consentono di accogliere l’invito alla cerimonia del 9 Luglio in Val di Sangro».
Nelle prime righe della sua missiva, la Boldrini ci tiene a rilevare il suo ritenere «un dovere per chi rappresenta le istituzioni dedicare il massimo impegno al tema del lavoro in tutte le sue declinazioni: la disoccupazione giovanile, la precarietà, la perdita del posto per persone non più giovani e con famiglia».
Con queste premesse tutto sembra rientrare nella normalità, in quel rispetto dei ruoli e delle etichette che prevalgono sempre in questi casi.
A far sorgere il sospetto di una diversa motivazione alla base del suo rifiuto sono le parole che utilizza nei passaggi successivi, nei quali esprime le sue riserve nei confronti di un’economia asservita al capitalismo, pronta solo a delocalizzare, in quanto «per ogni fabbrica che chiude e per ogni impresa che trasferisce la produzione all’estero, centinaia di famiglie precipitano nel disagio sociale e il nostro sistema economico diventa più povero e più debole nella competizione internazionale».
Il riferimento alle politiche aziendali del Lingotto è molto evidente, anche se è affrontato in maniera ideologica e superficiale, due elementi che non dovrebbero mai contraddistinguere l’operato di una figura così importante come il Presidente della Camera, figura in teoria super partes.
Anche se le scelte della FIAT, e in particolare di Marchionne, possono essere criticabili, non bisognerebbe mai dimenticare che l’azienda conta 198.348 dipendenti e 203 stabilimenti nel mondo, dei quali circa il 50% nel nostro Paese.
Andare a visitare uno stabilimento è un atto dovuto nei confronti degli operai e dei lavoratori, delle cui sorti lei dichiara di preoccuparsi.