[highlight]Tante le richieste di finanziamenti dai comuni colpiti dal terremoto del Matese del 29 dicembre scorso. Invece di distribuire fondi a pioggia senza criterio, occorrerebbe compiere un’adeguata analisi territoriale[/highlight]
Dalla stampa e dai servizi giornalistici trasmessi in televisione in questo inizio 2014 emerge la pressante richiesta di finanziamenti da parte dei sindaci dei comuni dell’area del Matese (province di Caserta e Benevento) colpiti dal terremoto del 29 dicembre 2013, per intervenire sugli edifici danneggiati. In un momento come questo di crisi economica del paese e di scarsa credibilità nella classe politica, è necessario che le risorse da destinare alla sicurezza sismica non siano sprecate attraverso una distribuzione a pioggia decisa sulla base della “convenienza politica” e non su basi tecnico-scientifiche.
Per evitare il pericolo dello spreco e della mancata crescita del livello di sicurezza del territorio (resilienza) colpito dal recente sisma, le comunità locali potrebbero seguire un percorso virtuoso che si deve fondare sulla conoscenza del fenomeno sismico e dei suoi effetti.
Le istituzioni scientifiche, il Dipartimento della Protezione Civile, la Regione Campania stanno operando per ottenere un quadro esauriente sulla genesi del terremoto e censire gli effetti agli edifici ed alle infrastrutture del territorio maggiormente colpiti dal sisma.
Intervenire sugli edifici danneggiati senza aver chiaro il processo fisico che ha determinato l’impulso sismico al suolo, con le sue caratteristiche di ampiezza, frequenza e durata, e la risposta dell’edificio alla sollecitazione sismica, si rischia di non adeguare la struttura al reale livello di pericolosità dell’area. Occorre, quindi, che gli interventi puntuali sul singolo edificio o infrastruttura siano preceduti da un’analisi territoriale che, al momento, è stata sviluppata solo in modo parziale.
Per una più approfondita conoscenza del territorio, necessaria per una più efficace difesa dal terremoto, si deve prevedere la realizzazione della microzonazione sismica dei comuni maggiormente interessati dal sisma del 29 dicembre 2013. Con tale indagine si valuta la pericolosità sismica locale attraverso l’individuazione di zone del territorio caratterizzate da un comportamento sismico omogeneo.
E’ noto che le condizioni locali dei terreni di fondazione contribuiscono in modo rilevante agli effetti dei terremoti sia in termini di scuotimento che di deformazioni permanenti (liquefazione dei suoli). L’esperienza evidenzia che il terremoto, nell’ambito dello stesso abitato, possa provocare scuotimenti differenti in zone a poca distanza tra loro in dipendenza degli spessori e delle caratteristiche geologiche dei terreni degli strati più superficiali.
Indagini di microzonazione sismica nei comuni della Regione Campania sono state già deliberate dalla Giunta Regionale il 27 maggio 2013 (Delibera n.118), prevedendo contributi finanziari ai comuni di entità proporzionale alla popolazione residente. Per procedere a tali indagini si tratta solo di dar corso alla distribuzione delle risorse secondo i criteri previsti dalla citata delibera.
L’indagine consentirà di avere un quadro chiaro sulla risposta sismica locale in funzione della geologia e morfologia dei luoghi. I dati della microzonazione, confrontati con i dati sui danni censiti per le varie tipologie edilizie, consentiranno di valutare quale contributo sia da attribuire alla geologia e quale alle caratteristiche strutturali per i danni rilevati. Sulla base di questi risultati si scelgono le priorità di intervento alle strutture e le tipologie delle stesse.
Non ci si deve, quindi, perdere nel particolare senza un quadro globale di riferimento, per evitare il fallimento dell’obiettivo della messa in sicurezza sismica degli edifici e delle infrastrutture.
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