[highlight]Il dibattito sulla legge elettorale si accende con la proposta di Renzi e le richieste di ritorno al Mattarellum[/highlight]
[quote]La riforma della legge elettorale non è più rinviabile, dopo il mancato accoglimento della Corte Costituzionale[/quote]
Le esternazioni del Presidente del Senato Piero Grasso hanno riportato al centro del dibattito politico la questione della legge elettorale, ribadendo alle forze politiche la necessità di varare in tempi rapidi una nuova normativa sul voto dopo la sentenza del 4 dicembre della Corte Costituzionale, che aveva dichiarato l’illegittimità delle norme della “legge Calderoli” relative all’assegnazione del premio di maggioranza per la Camera e per il Senato e alle liste bloccate.
Le ripercussioni della sentenza sul “Porcellum”
La Corte, con la decisione del 4 dicembre, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme della legge n. 270/2005 (detta Porcellum) che porta il nome del suo relatore – l’allora ministro delle Riforme – il leghista Roberto Calderoli, che prevedono l’assegnazione di un premio di maggioranza, sia per la Camera dei Deputati che per il Senato della Repubblica, alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e che non abbiano conseguito almeno 340 seggi alla Camera, e al Senato il 55% dei seggi assegnati a ciascuna Regione. L’illegittimità si estende anche alle norme che stabiliscono la presentazione di liste elettorali “bloccate”, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza.
Dopo questa decisione, il Paese si trova quindi con una legge elettorale monca e trasformata in un sostanziale sistema proporzionale puro, venendo meno i tanto contestati meccanismi correttori della Calderoli.
Si richiede ora da più parti un deciso intervento della politica affinché si possa elaborare una nuova legge che riconsegni il ruolo primario in questo tema al Parlamento, dopo il deciso intervento dei giudici costituzionali.
Il contesto politico è diviso. Le forze di opposizione (Forza Italia, Movimento cinque stelle e Lega Nord) denunciano l’illegittimità del Parlamento per il venir meno del premio di maggioranza, che farebbe decadere 148 deputati eletti con quel premio ormai dichiarato incostituzionale (la loro elezione non è stata ancora approvata dalla Giunte per le elezioni a causa del ricorso della Regione Friuli Venezia Giulia) e chiedono a gran voce il ritorno alla legge Mattarellum, che era in vigore prima della riforma del 2005, e nuove elezioni.
Il “Mattarellum”
La legge Mattarella designava un sistema perlopiù maggioritario con recupero proporzionale per il 25% dei seggi. Il territorio italiano era suddiviso in 475 collegi uninominali per la Camera e 232 per il Senato e ciascun collegio eleggeva il candidato (uno per ogni partito o coalizione) che avesse avuto il maggior numero di voti. Il 25% di quota proporzionale era invece eletto in liste bloccate. Il meccanismo dello scorporo garantiva (almeno in teoria) le forze minori, escludendo dal conteggio i voti serviti al partito di maggioranza per fare eleggere il candidato della parte uninominale. La distribuzione dei seggi avveniva in forma proporzionale pura sia alla Camera, sia di fatto al Senato, essendo prevista l’assegnazione del seggio di ciascuno dei collegi di ogni regione al candidato che avesse superato il 65%, e in alternativa in forma proporzionale con redistribuzione con metodo D’Hont.
Il ritorno al Mattarellum viene invece bocciato dalle dichiarazioni del Presidente del Senato, che invita il Parlamento a fare una riforma completa e in tempi rapidi sottolineando che
[quote]Il Mattarellum non prevede il voto all’estero e non considera l’ultimo censimento. Il che obbligherebbe a ridisegnare le circoscrizioni elettorali[/quote]
Anche Matteo Renzi, neo segretario del Partito Democratico, è intervenuto sulla questione legge elettorale esortando il PD ad agire in tempi rapidi e a ricercare un appoggio più ampio possibile perché
[quote]La legge elettorale si può fare non necessariamente con i partiti della coalizione. Meglio farla con il più ampio schieramento possibile perché sono le regole del gioco, ed è meglio farle tutti insieme[/quote]
La proposta Renzi, secondo indiscrezioni depositata alla Camera e in esame dal 10 dicembre in prima commissione, ha suscitato malumori nell’altro partito della maggioranza, il Nuovo Centrodestra, per l’intenzione del segretario PD di essere disponibile a ricercare un appoggio anche fuori dal governo. Infatti sia Alfano che Formigoni si sono affrettati a precisare che il NCD è pronto per una riforma elettorale e che la ricerca di consensi fuori dal governo da parte del PD porterebbe alla caduta dell’esecutivo.
Il Sindaco d’Italia
La proposta Renzi (definita Renzellum) si configurerebbe come un maggioritario a doppio turno di coalizione con una soglia al primo turno del 40% e con il passaggio al secondo turno delle due coalizioni con più voti; l’ attribuzione del premio al Senato sul piano nazionale, ma ripartito su base regionale; riporterebbe le preferenze dirette, e prevedrebbe norme restrittive per le spese elettorali e il ridisegno di circoscrizioni su basi più piccole a livello provinciale.
Il Premier Letta è subito intervenuto per riportare la calma nella maggioranza, dicendo che:
[quote]La riforma della legge elettorale deve essere fatta assolutamente ed è normale che la maggioranza sia d’accordo, ma non c’è dubbio che si possa cercare anche una maggioranza più larga[/quote]
Questo dibattito si spera dia nuovo impulso per la riforma elettorale in tempi rapidi già a gennaio. Lo stesso Letta, il 25 maggio 2013, aveva affermato che uno dei suoi grandi obiettivi era proprio la riforma elettorale:
[quote]Per me il Porcellum è il male assoluto. Farò di tutto perché non si voti più con quella legge o con una sua copia[/quote]
Ma non è ancora riuscito in questo intento.
È evidente che una riforma delle regole elettorali sia necessaria, ma è anche chiaro che non è sufficiente per dare stabilità politica alla nazione.
Il contesto politico eccessivamente litigioso e frammentato e l’assenza delle riforme strutturali, necessarie al Paese, sono la vera zavorra per la ripresa dell’Italia dalla crisi e questo difficilmente potrà essere cambiato soltanto con una nuova legge elettorale.