Baby squillo: quando l’avere si sostituisce all’essere

[highlight]Testimonianza choc della quindicenne dei Parioli ai pm[/highlight]


La più piccola delle due baby prostitute dei Parioli mette nero su bianco in oltre cento pagine la sua esperienza, ammettendo in un passaggio:

[quote]Il fatto che io mi prostituivo insieme alla mia amica secondo me non è grave[/quote]

Si tratta di una sconcertante dichiarazione di incoscienza tratta dalla lunga testimonianza rilasciata ai pm e che impone la ricerca di uno schema interpretativo psicologico di un fenomeno avente come protagonista il corpo come merce di scambio.

Tutto è cominciato dall’intercettazione di conversazioni avvenute su WhatsApp tra le due ragazzine romane, Azzurra e Aurora i nomi d’arte, e i loro sfruttatori, fra i quali il caporale dell’esercito Nunzio Pizzacalla finito in manette. Il caso è scoppiato, mettendo a nudo una realtà che è ben più di un episodio isolato.

Atti sessuali compiuti con clienti facoltosi in cambio di corrispettivi in denaro e di cocaina e conseguente circolazione di soldi, molti dei quali ceduti dalle piccole escort ai gestori dell’organizzazione, costituiscono i meccanismi di svolgimento di una tendenza ancora per lo più occulta ma dilagante presso le nuove generazioni.

Desta maggior scalpore la futile motivazione che induce alla prostituzione: il desiderio di possedere oggetti che consentono l’integrazione nella società. È il Dio denaro che regna sovrano nella scelta di mercificare il proprio corpo e, in larga scala, nella visione consumistica imperante ai giorni nostri. Borse di alta moda, vestiti e telefoni cellulari gli oggetti più ambiti da ottenere a discapito della dignità, oppure “l’entrata alla serata, il cocktail quando ci stava”, rivela la quindicenne. Il bisogno di ricchezza superflua si manifesta a partire dalle famiglie di appartenenza che, seppur agiate, nel caso della vicenda dei Parioli, esortano ad ottenere soldi con qualsiasi mezzo; si presume, infatti, che la madre della baby squillo avrebbe indotto la figlia alla prostituzione. Non è lecito, dunque, giustificare il fenomeno con la necessità di guadagnarsi da vivere, come per le straniere, nigeriane e rumene soprattutto, anzi, la povertà in Italia è l’ultimo movente.

Più problematico è, quindi, avventurarsi al di là dei fatti per comprendere cosa fa da sfondo all’atteggiamento assunto da un numero crescente di giovanissime che hanno rapporti sempre più precoci.

Il sesso viene vissuto dal tessuto sociale senza importanza e valore; d’altronde, a vacillare sono proprio quei valori di riferimento senza i quali i più giovani si ritrovano catapultati nel caos e la dispersione del mondo reale e, soprattutto, virtuale. La responsabilità è da attribuire ai genitori? Di sicuro la rivoluzione tecnologica, informatica in particolare, ha reso il ruolo di educatore una missione spericolata, molto più di quanto già lo fosse prima e, piuttosto che facilitare il compito, ha fatto aumentare il quoziente di difficoltà nell’interazione coi giovani. Guidare i propri figli nel mare magnum del web, controllare la navigazione e spiegare loro la differenza tra A e B in una dimensione confusa è un lavoro arduo. Inoltre, la parola d’ordine nel rapporto generazionale è indulgenza, la stessa che si ritorce contro chi la pratica; ma è pur vero che impartire il rispetto delle regole in una società in cui molti le infrangono è qualcosa di improponibile. Per ristabilire le gerarchie culturali, per infondere un sentimento di rispetto verso se stessi e gli altri quegli stessi mezzi di comunicazione potrebbero servire, se usati in maniera differente. Oggi la responsabilità di un giornalista, un politico, un insegnante, un genitore è molto più alta di ieri.

Il problema è che proprio tra gli adulti vige, come dimostra lo scandalo baby squillo nel quale sono coinvolti più di trenta clienti facoltosi, il principio di una libertà sganciata dalla responsabilità: pago e compro qualsiasi cosa. Ecco il marasma etico contemporaneo, l’avere che si sostituisce all’essere con ripercussioni non da poco sulla propria esistenza, come si evince dalle parole della quindicenne:

[quote]La prima volta che ho fatto sesso a pagamento ho pianto, ma volevo comprare tutto quello che vedevo nelle vetrine dei negozi. Ora tendo a dimenticare ‘ste cose  perché se no non vivrei proprio con me stessa[/quote]

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